Le macchine lavorano e gli umani no?!? (I parte)

Sì, ma c’è il reddito di cittadinanza! È possibile? Vediamo…
 
Ecco un’altra interessante analisi – sul futuro – sviluppata dalla solita Singularity University, che stavolta riguarda quello che loro chiamano “reddito universale di base” come possibile soluzione alla disoccupazione – piuttosto probabile – che la diffusione della tecnologia genererà nelle prossime generazioni.
Lo studio parte dal recente passato, ovvero dalla primavera del 2017, quando la provincia canadese dell’Ontario ha annunciato che circa 4mila suoi cittadini hanno ricevuto denaro in base al progetto sul reddito di base garantito, con l’obiettivo non di vincere le prossime elezioni a mani basse ma di esplorare il modo in cui il “reddito base universale” può migliorare sia la vita degli individui interessati sia quella generale della nazione dove costoro vivono.
Non è la prima volta che qualcuno ha donato denaro per studiarne gli effetti (no, non mi riferisco alla Democrazia Cristiana che in Italia lo ha fatto con successo per decenni, almeno non mi riferisco soltanto a lei). Difatti, storicamente, molte organizzazioni e enti governativi hanno svolto esperimenti simili. Ma, soprattutto negli USA, il tema è riferito al futuro, quando l’automazione tecnologica “cannibalizzerà” il lavoro umano. E ci si chiede se i governi potranno essere in grado di fornire ai propri cittadini un reddito di base per garantire non solo il loro benessere ma un sufficiente movimento di Pil per non far crollare il meccanismo sociale ed economico.
Negli anni Settanta un migliaio di residenti di Dauphin, una piccola cittadina rurale del Canada, hanno partecipato a un programma denominato “Mincome”, un esperimento triennale tra governo federale e amministrazione provinciale che ha effettuato pagamenti mensili incondizionati alle famiglie a basso reddito. Uno studio del 2011 ha analizzato gli effetti di Mincome, individuando diversi risultati positivi, in particolare sulla salute della popolazione e sul completamento delle scuole superiori. In funzione di ciò, la provincia canadese dell’Ontario nel 2017 ha messo in moto un progetto analogo con i cittadini a basso reddito, che riceveranno quasi 17.000 dollari l’anno, mentre le coppie di dollari ne otterranno 24mila.
Agli antipodi, in Kenia, si fa qualcosa di analogo con “Givenirectly”, con la conseguente diminuzione dei costi sanitari, diminuzione del consumo di alcol e tabacco, aumenti delle ore lavorate, diminuzione della violenza domestica e miglioramenti nell’educazione infantile.
In ogni caso, il principio intrinseco al reddito di base universale, oltre a migliorare la vita individuale dei più deboli (economicamente parlando), è quello di far risparmiare denaro ai governi. Per esempio, nel 2009, 13 londinesi senza fissa dimora hanno ricevuto 3.000 sterline, in contanti, senza particolari vincoli. Con quali risultati? Un anno dopo, 11 dei 13 destinatari avevano un tetto dove dormire. E, pragmaticamente, invece di usare il denaro per droga e alcolici, come molti potevano supporre, la maggior parte di loro ha usato i soldi per sviluppare un “Piano B”, per esempio iscrivendosi a corsi di vario titolo e usufruendo di programmi per uscire dalle dipendenze.
Segue e termina giovedì 14 dicembre.
 
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