Da Yao Ming a Kobe Bryant. In Cina e negli Usa è esploso il business dei private equity delle celebrità (soprattutto sportive).

Noi – inteso come italiani – siamo ormai un popolo in via di estinzione. L’esempio arriva dagli sportivi più pagati al mondo. Penso agli italiani al top. Totti che non ne voleva proprio sapere di smettere. Buffon che come azionista nella Zucchi, prima di mollare, ha buttato nel cesso 20 milioni di euro e adesso per rifarsi è in tutte le pubblicità che vediamo in tv, dalle patatine alle assicurazioni e via discorrendo. Per non parlare dell’americano Tiger Woods che in carriera, tra premi e sponsor, ha guadagnato più di un miliardo di dollari ma fuori dallo sport ha diversificato solo nella gnocca. Invece i cinesi, mannaggia a loro…
Yao Ming. Se non siete appassionati di basket questo nome non vi dirà niente. Ma il suo talento insieme ai suoi 229 centimetri di altezza per i 140 chilogrammi di muscoli – e una faccia tanto spigolosa quanto simpatica – lo hanno reso per otto stagioni uno dei “centri” più forti della Nba, con gli Houston Rockets che nel 2017 hanno “ritirato” l’11, la sua maglia, massimo gesto simbolico che una franchigia della pallacanestro statunitense compie per celebrare i servigi di un suo ex campione. Per una notorietà che è arrivata in ogni angolo del pianeta. Ma Yao Ming non si è messo a piangersi addosso perché ha smesso di giocare – si è ritirato nel 2011 – e nemmeno è andato in tv a pubblicizzare le patatine. Invece ha fondato un private equity! E come lui altre celebrità Made in China hanno fatto altrettanto – parlo di attori, modelli e altri atleti – allo scopo di aiutare i fondi a raccogliere miliardi, che nell’ambito cinese del settore vale 1,8 trilioni di dollari nel 2017!
Ecco quindi lo Yao Capital, fondo che l’ex “centro” dei Rockets ha fondato nel 2016 con David Han – vecchia volpe del fondo Carlyle – e che ha già attirato l’equivalente in renminbi di quasi 300 milioni di dollari, tant’è che presto pare che lo Yao Capital rileverà un fondo americano perché, come dice il socio David Han: “Il nome di Yao apre le porte e aiuta a raccogliere fondi. Ovunque andiamo, in Europa o negli Stati Uniti, la gente sa chi è Yao”.
E va detto che, nel suo caso, il fondo ha anche una certa coerenza visto che si concentra su investimenti in ambito sportivo e la competenza di Yao è di sicuro valore.
Un altro atleta cinese nel business è Deng Yaping, medaglia d’oro olimpica nel ping-pong, poi c’è il ginnasta Xing Aowei, anch’egli medaglia d’oro olimpica. Poi abbiamo la modella, cantante e attrice Yang Ying, meglio conosciuto come Angelababy, che insieme al marito ha lanciato il private equity AB Capital. Stessa storia per il cantante Lu Han.
Sul tema, a giugno, ha chiesto il mio parere anche il Financial Times. Ho risposto che da un lato c’entra l’ego dei cinesi di sentirsi associati a una celebrità nazionale, d’altro lato c’entra l’eccesso di liquidità della moneta locale, il renminbi.
Sta di fatto che tra la fine del 2015 e l’aprile del 2017 il numero di fondi di private equity registrati presso l’Asset Management Association cinese è a quota 54.403, una cifra pazzesca.
Ma oltre alla quantità c’è anche la qualità perché, per esempio, nel fondo Yao Capital ci hanno creduto magnati cinesi di primissimo piano, come Wang Shi, presidente di Vanke, la più grande società immobiliare cinese, Kai-Fu Lee, taiwanese naturalizzato cinese ex top manager di Microsoft e Google e ora venture capitalist, oltre a Tencent, il più grande internet provider del Paese, China Investment Corporation e Qinghua University investment fund.
Per un fenomeno che sta partendo anche negli USA. Difatti Kobe Bryant ha lanciato nel 2016 un fondo di venture capital da 100 milioni di dollari dove ha investito anche Michael Jordan.
Riflettendoci, però, da noi è meglio che Buffon continui con le patatine. Dopo i 20 milioni buttati nella Zucchi chi sarebbe disposto a dargli un’altra possibilità?
 
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