Questa descrizione dell'India di Stefano Cammelli è un MUST READ

Caro Alberto, come sempre lucido, osservatore, intelligente. Frequento da trenta anni l’India. La Cina intriga, la Cina è un mistero che è affascinante cercare di capire. L’India la si ama o si scappa. La Cina incuriosisce in chiave intellettuale. L’India prende alla gola. Ma se non vogliamo percorrere le sciocchezze del passato (‘Vado in India a ritrovare me stesso’) o le giornalistiche banalità che vanno sotto il nome di CINDIA, beh allora quello che ho osservato dell’India può essere raccontato da chiunque abbia visto Slumdog Millionaire, un documentario vero dell’India attuale. Sì, ci sono potenzialità economiche spaventose. Ma l’India come stato non è mai entrata nella modernità: né democratica né totalitaria. Il paese resta uno degli ultimi regimi feudali del mondo contemporaneo con un sistema castale che ha ben scarne motivazioni religiose e più concrete ragioni economiche per sopravvivere. E’ uno stato in mano a cinquanta famiglie che dispongono come vogliono del paese e ne stanno facendo in questi ultimi anni scempio. E’ lo stato di quasi un centinaio di milioni (o settanta per alcuni) di servi che stanno sperimentando le più diverse forme di schiavitù che l’arroganza delle classi dirigenti è riuscita a pensare. E’ lo stato dove sopravvive la schiavitù / prostituzione forzata nei villaggi, una tragedia senza fine. Non mi scandalizzo per questo: l’Asia è in molti altri luoghi anche peggio dell’India. Ma nessuno stato, nessuno, è riuscito a usare così bene l’apparenza di democrazia ‘britannica’ per mettere insieme un regime così spaventoso, disumano, e feroce. Se Gandhi e Nehru tornassero in vita rimarrebbero sgomenti dal vedere cosa è oggi l’India attuale. Forse prenderebbero il fucile e andrebbero in montagna.
Da quaranta anni lavoro nel turismo. Tutti coloro con cui lavoravo – tutti – hanno mandato i figli a studiare in USA e poi hanno cominciato lentamente a trasferirsi là. I professori universitari che conosco in USA sono soliti dirmi che i cinesi vengono, studiano e se ne tornano a casa. E se rimangono c’è da chiedersi a quale ordine o disposizione hanno obbedito e dove è stato detto loro di infiltrarsi. Gli indiani restano, quasi tutti, in percentuali enormi. Harvard, Berkeley, e via via discorrendo sono ormai a maggioranze relativa indu e sebbene non abbia statistiche in mano da offrire la grande maggioranza di loro non ha nessuna intenzione di tornare. La rivoluzione indiana è fallita. Lo stato indiano è un fallimento. Non c’è nessuna Cindia alle porte. Se non rifondando dalle fondamenta lo stato. Ma nessuno sa dire se e come o quando. Credo difficile nella situazione contemporanea che un paese possa riprendersi se ha uno stato dominato da poche famiglie, la corruzione a dominare la pubblica amministrazione. Ma anche questo si potrebbe superare se ci fosse ‘senso di appartenenza’. Gli indiani non appartengono all’India, ma alla casta in cui sono nati. Da trenta anni all’ONU è all’ordine del giorno il tema delle caste e della loro medievale natura: gli indiani – abilissimi nell’attività di lobby – sono sempre riusciti a evitare che venga stabilita la data della discussione.
Ripeto, se Gandhi nascesse oggi forse non troverebbe altra soluzione che prendere il fucile e andare in montagna.

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