Forchielli, i punkabbestia della ricchezza e la storia del bambino ottimista

Il miliardario – in dollari – Joe Saputo, presidente del Bologna FC, il nostro Salvatore, ha incontrato a casa di Montezemolo, a Pianoro, la Bologna più ricca: Alberto Vacchi, Isabella Seragnoli e Maurizio Marchesini.

Alberto e Maurizio sono miei amici, mentre con la signora Isabella ci ho parlato soltanto una volta al telefono. Siamo di fronte a dimensioni diverse di ricchezza rispetto a Saputo, perciò li ha incontrati non per motivi economici. I ricchi bolognesi possono contribuire con la pubblicità a bordo campo e cose del genere, per togliersi delle soddisfazioni nel calcio di oggi servono i soldi di Saputo. E poi, storicamente, uno come Montezemolo è abituato a prenderli i soldi, non certo a darli.”

Abbiamo affrontato diverse volte l’argomento. Tu non ami frequentare i ricchi… “Mi annoiano. I ricchi tendono a frequentarsi tra loro perché se stai con i poveri finisce che poi ti chiedono i soldi. È questa la verità. Invece tra ricchi ci si sente protetti e si possono affrontare gli stessi ‘problemi’: la paura dei rapimenti, avere la barca più grande, il timore dei marinai che rubano, vendere la casa di New York per comprarla a Londra. Se parli di questi argomenti con i poveri ti sputano o ti prendono a scapaccioni. I ricchi di prima generazione ancora stanno con la gente normale, vanno in trattoria, cose così, mentre già dalla seconda generazione ci si autoconvince di appartenere a una casta eletta, di avere uno spirito elitario, ariano. Io ho viaggiato troppo per assimilare questi concetti ridicoli e provinciali.” 

In Cina ci sono 60mila super-ricchi, con disponibilità di capitali sopra i 200 milioni di dollari. Come li inquadri? “Sono dei buzzurri fantozziani. Puzzano talmente di aglio che non puoi starci insieme in ascensore. Prima o poi ci faranno un film. Anche in questo caso la differenza è sostanziale tra prima e seconda generazione. Il ricco che lo è diventato è una bestia. Va in giro con la maglia a strisce, col borsello, le scarpe in coccodrillo e ha il taglio dei capelli uguale a Kim, il dittatore bimbominchione. Non sanno un cazzo di storia e geopolitica, spesso non sanno l’inglese, parlano solo di soldi e vanno in giro con la Rolls-Royce guidata dall’autista. I figli hanno studiato all’estero e sono viziati e arroganti e guidano la Lamborghini. In ogni caso cerco di frequentarli meno possibile perché non hanno il senso del bello – almeno non ce l’hanno come quello occidentale – e sono noiosissimi, si danno un sacco di arie e con loro hai pochissimi argomenti di conversazione. Insomma, al loro confronto gli immobiliaristi del quartierino erano dei principi raffinatissimi.”

Come hanno fatto a diventare ricchi? “Il 50% delle grandi fortune cinesi arriva dal settore immobiliare. Come in Italia negli anni Cinquanta. Grazie all’enorme inurbamento della Cina degli ultimi decenni hanno comprato i terreni dallo Stato e hanno costruito l’inimmaginabile, diventando ricchissimi ma restando in ciabatte e canottiera. Poi ci sono quelli che nell’industria sono partiti come operai e adesso stipendiano 200mila ex colleghi e che a tavola ruttano e si puliscono i denti con le dita. Generalizzando sono infrequentabili, non solo perché sono dei buzzurri ma anche perché sono capacissimi di annullare un appuntamento cinque minuti prima dell’orario fissato perché gli è venuta voglia di andare a mangiare gli involtini primavera.”

È anche per questo che dal primo gennaio 2016 ti trasferisci da Hong Kong a Bangkok? “La Cina non è più interessante perché ho imparato quello che c’era da imparare e ormai la sua traiettoria è chiara. Poi i cinesi non ridono mai e stanno bene tra loro. Non cercano gli occidentali, interagiscono con noi solo per il business. A livello di socialità sono meglio i thailandesi, che vivono in un clima più disteso. Mentre Indonesia e Birmania, oltre alla Thailandia, sono posti più belli, dove c’è fermento e dove c’è ancora il sole perché l’inquinamento non esiste. Sì, nel 2016, meno Hong Kong e Cina e più Bangkok e Singapore e Sudest asiatico in genere.”

Chiudiamo tornando alla nostra squadra del cuore. Il Bologna tornerà mai ai livelli di quando faceva tremare il mondo? “Certo, torneremo presto a vincere lo scudetto!”

Be’, come mai ne sei così sicuro? “Perché il Bologna è una fede e quando si parla del Bologna io sono come il bambino ottimista. La conosci la storia del bambino ottimista?”

No, dai, dimmela… “Allora, a questo bambino gli regalano una stanza piena di merda fino al soffitto. E lui è contento come pochi e si fionda a scavare perché è convinto che arrivato al pavimento ci troverà un magnifico pony.”

Forza Bologna. Il pony è qui sotto. Basta scavare.

Forchielli intervistato da Michele Mengoli per Oblòg (1 Giugno 2015)

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