Gli umanoidi sono tra noi

E servono per accudirci: i robot al posto delle badanti
Lo scorso sabato 4 novembre, la foto di apertura della prima pagina del Corriere della Sera riguardava un primo piano sul robot Reem, che il giorno prima era in giro per Milano a parlare con la gente: “Vuoi farti un selfie con me?” oltre a proporre di prendere uno spritz insieme. È alto un metro e settanta, pesa cento chili (il grosso va nelle batterie al litio che lo tengono arzillo per otto ore), ha le ruote (mentre il “fratello” Reem C è la versione con le gambe) e lo ha progettato nel 2015 l’azienda spagnola Pal Robotics. Era lì per promuovere la quinta edizione del Festivalfuturo ma i suoi colleghi più anziani hanno funzioni di videosorveglianza all’aeroporto di Dubai dal 2010.
Per una tipologia di prodotto che viene definita “umanoide”, come nei film di fantascienza, che però, immagina che immagina, sono diventati realtà. A parte il marketing del Reem per le vie di Milano e la videosorveglianza a Dubai, gli umanoidi alla Reem hanno un futuro soprattutto riguardo al passato.
Cioè? Tranquilli, adesso vi spiego.
Il passato inteso come la popolazione anziana, che dovrebbe essere quella più saggia per le esperienze vissute sulla propria pelle e che invece, molto spesso, è più che altro scorbutica e brontolona – e in Italia, se per caso ha il privilegio di sedere su una qualche poltrona, vi resta poi attaccata con la super-colla all’infinito. E la crescente longevità, frutto dell’aumento generalizzato della qualità della vita (quindi per una caratteristica destinata ad accentuarsi ancor più nel mondo di domani), rappresenta sempre di più un grande business in termini di cura e assistenza a vario genere.
Ecco che dalla Spagna ci trasferiamo in Thailandia, dove passo un po’ del mio tempo. Mica negli USA o in Giappone o in Cina, tutte realtà super-tecnologiche, in Thailandia, già oggi, hanno avviato una produzione di massa di robot per anziani. Difatti la CT Asia Robotics, una delle poche realtà di robotica nell’Asia sudorientale, fondata nel 2009 nella “mia” Bangkok, è partita con la produzione di un robot progettato per aiutare le persone anziane sia in Thailandia e sia nei Paesi limitrofi, Giappone compreso.
Si tratta del Dinsow, arrivato ormai alla terza generazione, che sembra una via di mezzo tra un pupazzetto con le braccia della Lego e un’aspirapolvere. Costa circa 2.500 dollari. Si muove e parla. Cosa dice? Ti ricorda di prendere i farmaci e se non ti muovi per più di un’ora, temendo il peggio, avverte la “cavalleria” che venga ad aiutarti. Poi dal 2016 c’è anche il Dinsow Mini. Ve lo ricordate il Telegatto di una volta? Ecco, è uguale. In pratica è un mezzo busto di un pupazzo della Lego da mettere sul tavolo. Insomma, soprattutto il Dinsow “grande” sembra una roba un po’ stramba ma le vendite proseguono a buon ritmo – oltre un migliaio nel 2017 – e un ordine è stato fatto anche da una struttura per anziani in Giappone. Con 5.000 Dinsow per il 2018 e 10.000 robot all’anno prodotti a regime si può dire che non sia proprio una roba marginale, anche perché la Thailandia, dopo il “vecchio” Giappone, è il primo Paese del Sud-Est asiatico come crescita dell’innalzamento dell’età della popolazione. E le Nazioni Unite prevedono che entro il 2030 il 20% circa dei thailandesi avrà più di 65 anni, raddoppiando il dato attuale.
Prendiamo uno spritz o ricordati la pastiglia, in ogni caso soldi a palate!
 
Qui il PDF
 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *