Come saranno gli smartphone del 2030? (prima parte). O meglio, nel 2030 esisteranno ancora gli smartphone?

Ve lo immaginate come saranno i telefoni cellulari nel 2030? E cosa sarà in grado di fare l’iPhone 30 (o come avranno deciso di chiamarlo all’epoca quei geniacci del marketing della Apple)? Di sicuro saremo sempre più connessi e interagiremo con i device in maniera pazzesca, forse inimmaginabile. Gli smartphone saranno nostri consulenti personali e ci monitoreranno non solo nel ciclo del sonno e nel calendario – in effetti già lo fanno – ma probabilmente ci salveranno da un infarto attraverso sensori biometrici oppure se non ci porteranno direttamente loro in ospedale avvertiranno almeno i soccorsi in automatico, in funzione dei nostri parametri vitali in “pappa”. Poi accenderanno il forno, dopo averci ordinato la spesa, ma solo quella sana. Ci costruiranno un palinsesto mediatico super-personalizzato in base ai nostri interessi. E chissà cos’altro. Soprattutto e inevitabilmente la tecnologia riguarderà ogni momento (o quasi) della nostra giornata, sempre più veloce, efficiente e attiva.
L’iPhone è comparso nella vita di tutti noi il 29 giugno 2007. E subito, più o meno, ha innescato una vera e propria rivoluzione di usi e consumi e stili di vita. Per non parlare poi dell’ambito economico, visto il giro d’affari annuale di centinaia di miliardi di euro o dollari generato da questi “trappoloni” – considerando che oggi oltre quattro miliardi di persone possiedono uno smartphone!
E lo scenario immaginifico corre all’ennesima potenza verso la realtà di domani. Perché quando Siri e Google Assistant finalmente raggiungeranno il loro potenziale previsto nella mente – diabolica – dei loro ingegneri creatori, saranno realmente i nostri migliori “soci in affari” che avremo intorno, ben più dei collaboratori più stretti e preziosi su cui possiamo contare oggi. Scriveranno per noi. Leggeranno per noi. Risponderanno a voce a ogni nostra esigenza e richiesta. Non so se accadrà nel 2030 ma prima o poi entreranno fisicamente nel nostro corpo, interfacciandosi direttamente con le sinapsi del cervello. E quello che pensi, succederà. Forse non avremo nemmeno più bisogno della tv o di occhiali che trasmettono immagini e video, difatti il palinsesto mediatico scorrerà magari a occhi chiusi dentro la nostra testa.
Lo so bene, si tratta di uno scenario tanto lontano quanto, per certi aspetti, inquietante. Ma se qualche scienziato lo sta immaginando oggi – anzi, lo sta progettando oggi – tra qualche decennio, per gli attuali ritmi dello sviluppo tecnologico, sarà realtà.
Prima di un futuro simile, una tecnologia legata a un qualche tipo di device da tenere in tasca e consultare è lo scenario più probabile anche per il 2030. Almeno così sostiene Avi Greengart, Research director del “colosso” Global Data. Perché “offre il miglior compromesso tra quantità di informazioni, interazione e portabilità”. E ragionando col buon senso, suona realistico.
Segue e termina venerdì 3 novembre.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *