Trump-Cina, la sfida è iniziata.

Alcuni stralci dell’articolo:

<< Stando a quanto proclamato dal presidente Usa, dopo il ritiro degli Stati Uniti dal Trattato commerciale transatlantico di libero scambio fra Usa e Ue (Ttip) e l’ordine esecutivo per costruire un muro al confine con il Messico, il prossimo bersaglio potrebbe essere la Cina, con la sua politica monetaria e la sua presenza militare nel Mar della Cina meridionale. Washington da tempo critica la svalutazione dello yuan operata dalle autorità di Pechino, affermando che rappresenta un vantaggio ingiusto per gli esportatori cinesi. Su alcune importazioni cinesi, come pneumatici e acciaio, gli Usa impongono tariffe e Trump ha minacciato una tariffa del 45% su tutti i beni cinesi. Se anche in questo caso il presidente Usa metterà in atto le sue promesse, gli Stati Uniti prenderanno di petto il gigante asiatico innescando una vera e propria guerra commerciale, con ricadute significative su scala globale e dagli esiti del tutto imprevedibili.
Spiega Alberto Forchielli, presidente dell’Osservatorio Asia, fondatore e amministratore delegato del fondo di private equity Mandarin Capital Management: “Le politiche di Donald Trump non potranno che danneggiare la Cina, soprattutto nel breve termine, per diverse ragioni. Tanto per cominciare, le attese di un aumento dell’inflazione e di un rialzo dei tassi, oltre che il timore di un’ulteriore maxi svalutazione dello yuan, stanno spingendo i cinesi a portare capitali fuori dalla Cina. Questa dinamica contribuisce a far apprezzare ulteriormente il dollaro e deprezzare la divisa di Pechino, aumentando ancora di più la propensione dei cinesi a detenere tutto in dollari. Pechino sta già cercando di correre ai ripari, inasprendo i controlli e usando le riserve di valuta estera per difendere la propria moneta ma potrebbe non bastare”. Poi c’è la questione dei dazi. Continua l’esperto: “La Cina esporta in America beni per circa 484 miliardi di dollari l’anno e ne importa 117 miliardi, quindi ha un avanzo commerciale con gli Stati Uniti di circa 370 miliardi. Con queste cifre non è difficile immaginare l’impatto devastante che avrebbero eventuali dazi imposti da Trump sull’economia del Dragone.
Il fatto però è che questi dazi finirebbero per ritorcersi anche contro gli stessi Stati Uniti: gran parte delle esportazioni cinesi è costituita da beni intermedi che poi vanno a finire nei prodotti americani o da merci di aziende statunitensi delocalizzate in Cina. Quindi alla fine i dazi ricadrebbero sui consumatori e sulle aziende Usa, pesando di conseguenza sulla corporate americana. Insomma, da una semplice battaglia commerciale rischia di innescarsi una crisi finanziaria”.
Un altro aspetto da non sottovalutare è il debito cinese: l’introduzione di dazi sulle esportazioni andrebbe a danneggiare le aziende cinesi già altamente indebitate e potrebbe accelerare una crisi debitoria. Conclude Forchielli: “Benefici per la Cina dalle politiche di Trump non ne vedo. Certo, nel lungo periodo Pechino potrebbe soffrirne meno, grazie a una progressiva virata della Cina verso un’economia domestica e una minore dipendenza dalle esportazioni” >>.
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scritto da Benedetta Gandolfi, Wall Street Italia – Marzo 2017

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