Paura del cambiamento

Sessanta a quaranta: il risultato del referendum è chiaro ed indiscutibile. L ‘Italia ha votato con modalità e cifre che trovano un equivalente soltanto nello storico referendum sul divorzio e l’aborto che sancì la fine politica di Fanfani.

Interrogato sul si o sul no l’elettorato ha scelto il no ed ha quindi “votato contro”, come scrivono tutti i commentatori. Ma contro chi, o contro cosa?

La risposta più semplice individua  come bersagli del no il Presidente del Consiglio Renzi e la sua politica che avrebbe scontentato la maggioranza del paese e sarebbe risultata così poco di sinistra da alimentare la crescita di una forte opposizione all’interno dello stesso Partito Democratico. E certo, se si guarda soltanto alla realtà italiana, l’ipotesi appare basata su solidi fondamenti!

L’Italia non è però un’isola, nettamente separata da tutto il resto di un mondo che diviene sempre più globalizzato ed in cui tutti i paesi affrontano più o meno contemporaneamente i medesimi problemi con processi di azione e reazione che, anche se non uguali , finiscono però col risultare sempre molto simili, condizionati come essi sono da analoghi atteggiamenti psicologici.

È un mondo in cui gli inglesi scelgono la Brexit, gli USA votano per Trump, gli austriaci sono ad un pelo dall’eleggere il loro primo Presidente di estrema destra, gli ungheresi ed i polacchi chiudono le frontiere, la Francia rischia di dare via libera alla dinastia Le Pen, i russi ed i turchi acclamano l’uomo forte, le Organizzazioni Internazionali non riescono più a funzionare correttamente, la finanza piratesca dilaga e via di questo passo.

Nel contempo vastissime aree dell’ecumene islamico sono sconvolte dall’offensiva di fanatici che posti di fronte al problema di adattare al terzo millennio una religione del settimo secolo pretenderebbero di risolverlo adattando invece il terzo millennio alla religione del settimo secolo. E che pure godono, nonostante l’assurdità a volte anche criminale delle loro pretese, dell’appoggio di forti minoranze di correligionari.

La sconfitta di Renzi ed il no referendario si inquadrano quindi nell’insieme di un mondo estremamente inquieto come il tassello di un mosaico che è  parte di una pittura tanto vasta da potere essere agevolmente definita come globale.

Globali risultano infatti i maggiori fra i problemi della nostra epoca, la scarsità delle risorse, la sovrappopolazione e le conseguenti migrazioni, il controllo del clima, la ridistribuzione della ricchezza mondiale, la crisi della democrazia come sistema di governo efficace… anche se essi possono assumere, localmente e per periodi di tempo limitati, aspetti parzialmente diversi.

Per di più la globalizzazione ora in atto conferisce a questo globale processo di definitiva armonizzazione dei vasi comunicanti ritmi nuovi, ben più veloci di quelli cui eravamo abituati e che sapevamo come affrontare per secolare esperienza.

Ci troviamo così tutti nell’occhio di un vero e proprio ciclone, un cambiamento di lunga durata che investe tutti i settori della nostra vita e procede ineluttabile a grande velocità senza che si riescano a valutare appieno quali potrebbero essere le sue conseguenze.

E’ logico che in contingenze del genere la sensazione dominante sia quella dell’insicurezza, una insicurezza così  forte da generare paura, tanto sul piano del conscio che su quello dell’inconscio. E’ soltanto la consapevolezza di muoversi in un ambiente perfettamente conosciuto che da infatti all’uomo quella sicurezza che gli è indispensabile per poter vivere serenamente.

Conosciamo tutti i difetti del mondo attuale e ci rendiamo tutti ben conto di come le nostre società siano sempre di più confrontate a situazioni che non siamo in condizione di dominare più con le strutture e le regole che ci hanno sino ad oggi servito. Occorre quindi cambiare, procedendo magari a tentoni, facendo errori e pagandoli e rischiando ad ogni piè sospinto di perdere qualcuno per strada.

Siamo così ad un bivio fra un presente che e’ del tutto inadeguato alle necessità, e quindi risulta altamente insoddisfacente, ed un futuro che ci terrorizza per la sua indeterminatezza e per ciò che probabilmente ci costringerà ad accettare. È abbastanza logico che posta di fronte ad una simile pesante alternativa la maggior parte di noi rifiuti di saltare l’ostacolo e si rifugi nella assurda speranza di poter far rinascere un passato che, come tutti i passati, finisce con l’essere almeno in parte idealizzato.

Così gli americani scelgono un Trump che promette di riportarli agli USA delle vignette di Norman Rockwell e degli anni ‘ 50 mentre la Brexit nasconde l’illusione di un possibile ritorno a quell’Inghilterra che poteva scrivere “L’Europa è isolata” nei giorni di forte tempesta sulla Manica. Così gli estremisti islamici trasformano in mito la possibilità di un ritorno alla purezza delle origini e degli “ansar”, i primi compagni del Profeta. Così gli spettri di una società ariana si riaffacciano nell’Austria Ungheria. Così in Turchia ed in Russia i regimi personali degli uomini forti finiscono col far pensare sempre di più ad un revival dell’Impero Ottomano e dell’autocrazia Zarista. Così la Francia scivola verso una destra che ricorda sempre più quella della sua seconda metà degli anni 30 del secolo scorso

Così infine anche gli italiani bocciano col referendum riforme che per quanto migliorabili ed in molti casi discutibili costituivano tuttavia il primo timido e tardivo tentativo del nostro paese di guardare in avanti.

Il voto e’ stato quindi un voto assurdo contro un futuro che temiamo e che non ci piace e ci spaventa a morte , ma che resta comunque ineluttabile. Peggio ancora esso è stato un voto a favore di un passato che non può assolutamente ritornare.

Un voto di pancia, non un voto di testa, ed in cui gravissima risulta la responsabilità di tutte quelle forze politiche che hanno accuratamente badato a coltivare la paura dell’elettorato cullandolo nell’illusione di poterlo riportare ad ipotetiche età dell’oro di un tempo evitando altresì accuratamente di proporre quelle aperture al cambiamento che forse riuscirebbero ad evitare al nostro sistema di malandata democrazia una definitiva cancrena.

Contro chi abbiamo dunque realmente votato noi italiani? La risposta vera è una sola: contro il nostro futuro!

Articolo pubblicato su www.limesonline.com

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