Leone e gazzella. Cento di questi giorni

La mia prima intervista ad Alberto Forchielli è del 7 aprile 2014. Oggi sono cento. Questo è il centesimo “appunto volante di vita terrena” che facciamo insieme, per una intervista a puntate che dura dallo scorso aprile e che al compimento dell’anno, come tutte le cose belle, terminerà (magari per diventare altro, vedremo…).

Abbiamo parlato del suo lavoro e della sua vita privata. Di politica italiana. Di geo-politica mondiale. Di economia e finanza, dal macro al micro. Di globalizzazione. Di Papa Francesco. Di Unione Europea. Di Asia. Di America, del Nord, del Centro e del Sud. Di terrorismo. Della storia dell’Italia, dal Novecento a oggi. Commentando l’attualità abbiamo riso e ci siamo incazzati. Ci ha fatto entrare al Congresso degli Stati Uniti d’America. Abbiamo provato a capire come mai il nostro amato Paese sia riuscito a fare questa fine scalcinata e l’Oblòg – nell’esercizio della pratica opposta alla consuetudine molto diffusa in Italia di essere forti con i deboli e deboli con i forti – ha sposato in toto il credo di Alberto, che poi è frutto di un consiglio che gli diede tanti anni fa Beniamino Andreatta: “Non litighi mai con una persona sotto di lei, sempre con qualcuno che sta sopra di lei”. Abbiamo ricordato eroi dimenticati, grandi italiani di una piccola Italia. Abbiamo riportato a casa un’altra volta Harry Castilloux. Abbiamo ipotizzato soluzioni e dato consigli ai giovani che vogliono tentare la fortuna all’estero, a tutto campo, dall’alto e dal basso, dai bio-scienziati ai “ciappinari”, perché conveniamo entrambi che provare a essere felici dovrebbe essere un diritto trasversale nell’utopica attesa che possa diventare universale. Abbiamo cercato, nel nostro piccolo, di suonare la sveglia alle coscienze addormentate, di citofonare senza scappare agli indifferenti. Abbiamo anche cazzeggiato abbestia. E da qualche mese sappiamo pure quando il Califfo di Romagna ha fatto l’amore per la prima volta (l’11 settembre del 1971) e anche dove (nella Fiat 124 Special 1400 color nocciola del suo fattore Gianni). Conosciamo la Cina e i cinesi meglio di una sarta di Prato originaria di Shanghai che cuce le etichette con scritto Made in Italy. Abbiamo mangiato insieme il friggione, lo abbiamo visto in mutande azzurre e abbiamo parlato dei poteri forti, dei capitani (d’industria) coraggiosi, dei grandi evasori e di come evitare le tre inculate del secolo. In tutto questo turbinio e in tanto altro ancora, Alberto non si è mai tirato indietro. Non mi ha mai chiesto di rileggere una intervista. Giuro, neppure una volta, nemmeno quelle a rischio di querele. Non mi ha mai chiesto di non parlare di Tizio o di Caio perché poteva essere sconveniente o pericoloso. Certo, dopo tutto questo, nessun grande gruppo editoriale mi farà più scrivere sulle sue pagine, ma di qualcosa nella vita si potrà pur andare fieri o no? 

Allora, veniamo a noi. Alberto, oggi facciamo cento interviste! “Scusa, in che senso?”

Sì, siamo arrivati alla centesima intervista che ti ho fatto dallo scorso aprile… “Cazzo, dallo scorso aprile ho parlato più con te che con i miei collaboratori più stretti! Non ci posso credere. Ecco perché non ti sopporto più!”

Ma smettila. Dai, ammettilo che ormai non puoi più farne a meno… “Michele, all’inizio era anche piacevole, lo ammetto. Ma adesso è come andare dal dentista. Sono contento solo quando mi dici che hai finito!”

Sei il solito anaffettivo. Senti qua. Dice la famosa frase. Ogni mattina in Africa una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più veloce del leone, altrimenti verrà mangiata. Ogni mattina in Africa un leone si sveglia e sa che dovrà correre più veloce della gazzella, altrimenti morirà di fame. Quando ti svegli, ogni mattina, non importa se sei un leone o una gazzella, l’importante è che cominci a correre. Alberto, chi è il tuo leone e chi è la tua gazzella? Da chi scappi e chi rincorri? “In generale un sacco di gente non mi piace e mi disturba la delinquenza. Professionalmente inseguo aziende giovani, dinamiche e con potenziale e come ho già detto diverse volte scappo a gambe levate dalle start up dove ci sono soltanto le idee senza i numeri e le strategie. Ma in realtà non scappo da nessuno. Per fortuna non sono a capo di una azienda con duemila coglioni da motivare col budget. Lavoro per i cazzi miei. Sono sempre in giro. È difficile trovarmi. Scelgo io chi vedere e, soprattutto, non incontro mai nessuno prima di sapere di preciso cosa vuole da me e cosa ha da propormi. E difatti con te, senza sapere esattamente cosa succedeva con tutte queste interviste, è stata una gran inculata, ma dovevo essere distratto…”

In Italia vanno sempre di più i corsi di meditazione e tutto quello che riguarda lo stare bene. Tu che sei bello come il sole fuori e dentro come interpreti questo trend? Siamo davvero così infelici? “Be’ a parte che una intervista lunga un anno con te mi ha fatto venire la psoriasi, dal mio punto di vista internazionale con qualche puntata annuale in Italia, ti confermo che c’è una visione antitetica sul presente e sul futuro tra noi e il resto del mondo. Se da una parte è un trend mondiale quello di pensare sempre di più alla qualità della vita e a tenere sotto controllo lo stress, dall’altra parte se parli con un americano o un cinese di scenari futuri, l’argomento va sui droni, l’intelligenza artificiale o la sconfitta del cancro e se chiacchieri dell’immediato ti racconta con buon umore di case nuove o da ristrutturare e delle prossime vacanze, mentre un italiano è incazzato oppure è disperato per la situazione economica generale e per la mancanza di prospettive e la conversazione va sempre a finire sull’uscita dall’euro, sulla bancarotta e sulle inferriate alle finestre. E devo dire che io stesso sono inquieto e queste domande agitano anche me. D’altronde lo stato d’animo dei cittadini non può essere che questo vivendo in un Paese torturato da tasse e criminalità e vessato da burocrazia e banditi, dove l’azienda è vista come il nemico e l’unico diritto riconosciuto è quello di prendere lo stipendio senza fare un cazzo.”

L’Italia e il resto del mondo. La gazzella e il leone.

Cento di questi giorni.

Forchielli intervistato da Michele Mengoli per Oblòg (20 Marzo 2015)

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