Diploma di vita. Mai restare fermi per paura di cambiare.

“Chi si loda, si imbroda” è un proverbio saggio, ma lasciatemi “sbrodolare” un po’ attraverso la testimonianza – e i relativi complimenti – di un ventottenne non diplomato, nonostante la professione paterna di professore di italiano e il suo desiderio che il figlio continuasse gli studi. Lui, infatti, anche se aveva discreti voti studiando il minimo indispensabile, a stare seduto dietro un banco di scuola proprio non ci riusciva; quindi, assecondando la sua passione, si è messo a fare il parrucchiere.
L’apprendistato di un quinquennio l’ha fatto in un salone e i due anni successivi in un salone più vicino a casa. La retribuzione era bassa e la busta paga era di mille euro al mese, con un affitto da pagare di 600 euro. A quasi venticinque anni il nostro amico si sentiva così: “rattristato dal fatto di aver ‘sprecato’ cosi tanti anni a lavorare quando avrei potuto godermeli con gli amici al bar di pomeriggio e la sera in discoteca vedendo dinanzi a me un futuro monotono e poco retribuito”.
Poi, un giorno, quasi per gioco, ha risposto a un annuncio su internet. Un parrucchiere di Konstanz, in Germania, cercava personale qualificato. Venti minuti dopo aver premuto il tasto “invio” lo hanno chiamato per sapere in quanto tempo sarebbe potuto partire.
A quel punto il nostro amico aveva mille dubbi ma qualcosa gli diceva che restare fermi per paura di cambiare sarebbe stato peggio; perciò quindici giorni dopo era a Konstanz.
L’alloggio era modesto (una stanza con bagno e cucinetta), il lavoro intenso e lo stipendio in linea con quello italiano: 980 euro (di cui 400 andavano via nell’affitto). E la sua considerazione sul momento era questa: “Ero partito dall’Italia con molte speranze e mi ritrovavo piu o meno nella stessa situazione ma, andando avanti, la stessa sensazione che avevo prima di partire è tornata a farmi visita e nonostante le difficoltà emotive, la lontananza da casa e dagli amici, la lingua e la situazione finanziaria, sentivo che in Germania le possibilità erano infinite”.
Per due anni è andato a scuola di tedesco, nel frattempo si è fidanzato con una ragazza del posto e volutamente non frequentava italiani. In questo modo ormai parlava discretamente la lingua e si era integrato molto bene ma non era soddisfatto del lavoro e quindi ha optato per andare a lavorare per un altro parrucchiere.
Stavolta era in una catena in franchising, dove guadagnava di più (1.200 euro al mese) e arrivavano anche le mance (circa 400 euro mensili). Questo il suo commento: “Lavoravo, lavoravo e ancora lavoravo ma sentivo di essere appagato nonostante arrivassi alla sera stravolto”.
Dopo due anni, prende coraggio e dice al proprietario della catena che il suo sogno era di mettersi in proprio. “Sì, proprio cosi, – dice lui – qui avevo ricominciato a sognare!”
Adesso il nostro amico, a ventotto anni, è titolare di un salone in franchising. “In Germania – ci spiega – la meritocrazia esiste e grazie anche alle buone parole spese da parte dei miei colleghi, il titolare sapeva che avevo dato l’anima e mi ha premiato mettendomi nelle condizioni di comprare uno dei suoi saloni”.
E aggiunge: “Qui nessuno ti regala niente, bisogna sudare, darsi obiettivi e lavorare davvero duro ma alla fine tutto torna. Io, un ragazzo come tanti, in tre anni ho cambiato la mia vita”.
Forse il nostro amico poteva ottenere lo stesso successo anche in Italia, può essere, però, di sicuro, in Germania ha trovato la sua strada e, soprattutto, la felicità.
La testimonianza si conclude con un pensiero ai suoi coetanei: “Uscite dalle vostre stanze, dal vostro ‘piccolo mondo perfetto’ e andate a cercare la vostra strada. Non avete idea di quante opportunità ci possano essere all’estero se avete un mestiere tra le mani. E, soprattutto, non dimenticate la regola numero uno: leggete e ascoltate Alberto Forchielli!”
E chiudo questo segnale di speranza con il grande rammarico di non poter andare dal nostro amico a Kostanz per farmi tagliare i capelli!
 
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