La Cina non influenza gli Stati Uniti solo attraverso TikTok

TikTok rappresenta la punta di un gigantesco iceberg apparso tra i marosi della politica americana durante l’audizione al Congresso del Ceo Shou Zi Chew. Durante cinque ore democratici e repubblicani (eccezionalmente coesi) hanno incalzato Chew con velenose accuse sui contenuti che provocano disturbi alimentari tra i bambini, sull’induzione all’uso di droghe e addirittura su ipotesi di sfruttamento sessuale. E ovviamente sulle collusioni col regime comunista di Pechino. TikTok è una società di diritto americano, posseduta da ByteDance, colosso cinese che il governo di Xi Jinping tiene sotto controllo e a cui può richiedere i dati degli utenti americani o di qualsiasi altro Paese. TikTok ha fatturato n miliardi di dollari l’anno scorso e sugli acquisti in-app, secondo Apptopia, ha incassato 205 milioni di dollari, più di Facebook, Twitter e Instagram messi insieme. Google e Apple su questi acquisti lucrano una commissione tra il 15% e il 30%, per cui le tre multinazionali hanno interessi comuni. A giugno del 2022 Brendan Carr, uno dei commissari della Us Federal Communications Commission aveva inviato una lettera ai Ceo di Apple e Alphabet, Tim Cook e Sundar Pichai, intimando loro di eliminare TikTok dagli stare perché l’app violava le regole sulla protezione dei dati. Lettera totalmente ignorata Del resto Apple in Cina cancella le app politicamente sgradite e mantiene i dati degli utenti cinesi a disposizione delle autorità. In definitiva, i parlamentari americani dovrebbero scandagliare anche la parte sommersa dell’iceberg, in quanto TikTok non è l’unico canale attraverso cui Pechino condiziona potere politico e opinione pubblica. AI pari di Apple – che produce gli iPhone in Cina e genera il 15% del suo fatturato dalle vendite in loco – diversi leader dell’IC dipendono da commesse e acquisti nell’Impero di mezzo. Ad esempio a Intel il mercato cinese nel 2021 ha fruttato quasi 23 miliardi di dollari contro 14,3 miliardi del mercato statunitense. E nel 2022, pur in calo a r7 miliardi di dollari, ha comunque superato il fatturato del mercato americano (16,5 miliardi di dollari). Per Texas Instniments e Qualcomm, secondo i bilanci del 2022, le vendite in Cina rappresentano rispettivamente i155% e il 6o% del fatturato. Altro caso emblematico è Tesla. In Cina ha venduto nel 2022 quasi 55omila autovetture, Un numero di poco inferiore alla performance sul mercato americano (quasi 57omila unità). Tesla costruirà una fabbrica a Shanghai per assemblare wmila batterie giganti all’anno, ognuna capace di fornire elettricità per un’ora a 3.600 case. Ma allargando lo sguardo ci si accorge che in Cina si rimpinguano i bilanci di aziende del calibro di Disney, Walmart, Coca Cola, Procter & Gamble, Kfc, McDonald’s, Facebook (nonostante il blocco). N ike, Caterpillar, General Motors, Ford, Starbucks, finanche i gestori di casinò Wynn Resorts e Las Vegas Sands. Un settore che da tempo agogna a espandersi in Cina è la finanza. La nomenklatura cinese è abilissima a far balenare davanti alle varie Blackrock, Goldman Sachs, J PMorgan, il miraggio dell’accesso all’asset management, centellinando le concessioni. È la strategia dello striptease applicata alle licenze bancarie. Quindi quando il barometro delle relazioni Cina-Stati Uniti segna tempesta, da Pechino si sfilano (metaforicamente) un minuscolo indumento e intonano suadenti canti delle sirene verso Wall Street. In tal modo inducono i titani della finanza ad attivare le relazioni con ministeri e Casa Bianca. A essi si uniscono i vertici delle aziende americane leader nei mercati cinesi, sia in proprio, sia attraverso la Camera di Commercio Usa-Cina. Gli strateghi del Partito comunista cinese curano amorevolmente questa capacità di pressione sulla politica americana e infatti non attuano quasi mai ritorsioni contro le multinazionali che investono in Cina. Al contrario le aziende finite in bancarotta dopo aver subìto furti di tecnologia tramite hackeraggio o devastate dalla concorrenza sleale per violazione di proprietà intellettuale e brevetti non possono far sentire la loro voce. Chi fallisce non ha soldi per pagare lobbysti. Quindi non esiste una lobby che allerti sulle minacce del regime comunista di Pechino e ciò spiega perché l’Ocddente abbia trasferito gratis tanta tecnologia alla Cina, nella masochistica acquiescenza dei govemi. Insomma, le influenze della Cina in America si estrinsecano attraversano un fitto reticolo di canali di cui TikTok è solo un rigagnolo.

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