A PROPOSITO DELLA PROTESTA CINESE DI SESTO FIORENTINO

Qualche settimana fa ho scritto:

“Nell’Italia del futuro ci sarà un settore moderno, fatto di eccellenze, come l’oleodinamica a Modena, le macchine impacchettatrici a Bologna, i vini della Franciacorta, eccetera, eccetera.”

“Poi avremo una grossa area di “nero”, con grandi aziende al suo interno e con le forze dell’ordine che chiuderanno gli occhi per far sì che la gente non vada a delinquere.”

“Infine ci sarà il terzo settore che sarà a fortissima criminalità.”

“E l’unica possibilità che abbiamo dinanzi a questo scenario futuro sarà quello di cercare di tenere bilanciate queste tre macro-realtà. Il Messico di oggi funziona così. E questa, purtroppo, è l’Italia di domani.”

Quello di Sesto Fiorentino è l’inutile tentativo di far applicare regole che strangolerebbero le imprese cinesi e le costringerebbero a chiudere. Oggi protestano i Cinesi che sono organizzati e avanzati, domani protesteranno altri e chissà quanti altri in Meridione non han bisogno di protestare, perché non vengono neppure ispezionati. Ho pensato e sperato fosse possibile rimettere le cose in riga, ma dopo anni ho forti dubbi. Forse sarebbe meglio per tutti che il settore informale persegua la sua strada imprenditoriale entro limiti di tolleranza civile, non criminale, più laschi di quelli che ci siamo dati.

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