Il polo della Ceramica da 300 milioni. Forchielli va alla conquista degli Usa.

L’investimento di Mandarin su La Fabbrica. L’obbiettivo: produrre negli Stati Uniti
Un polo industriale da 300 milioni di euro, fatto di tanti stabilimenti specializzati, da cui partire per produrre anche all’estero. Con l’obiettivo di aprire la prima fabbrica negli Stati Uniti entro fine 2017, guardando verso l’Asia. E questo il disegno di Mandarin Capital Partners II, il fondo di private equity co-fondato dall’economista bolognese Alberto Forchielli. Il primo tassello
l’acquisizione, appena avvenuta, di La Fabbrica, azienda di Castel Bolognese, in provincia di Ravenna.
Una realtà da un’ottantina di dipendenti e 41 milioni di fatturato, a cui si aggiungerà a breve l’umbra La Tagina. E sempre nei prossimi giorni, fa sapere Forchielli, arriverà l‘acquisizione di altre due aziende emiliane: «L’hub di Sassuolo è tutto, la ceramica è l’Emilia-Romagna». L’intenzione è quella di arrivare a un fatturato aggregato molto alto nel giro di poche settimane e mettere a sistema le varie fabbriche: «Questa è solo la prima di una collana, gli altri stabilimenti saranno annunciati a giorni promette l’investitore. Invece che avere un’azienda che fa tutto, le specializzeremo».
Una maniera per evitare che stabilimenti dello stesso polo si facciano concorrenza. La seconda fase prevede di aprire la produzione sui mercati esteri: «Per servire Asia e Stati Uniti bisogna essere presenti lì, perché il trasporto costa – è il ragionamento di Forchielli -. Poi bisogna fare le consegne rapide e c’è anche il discorso dei custom duties». Ovvero i dazi doganali.
E qui il pensiero corre subito a Washington e alle politiche che la nuova presidenza a stelle e strisce promette di mettere in campo nei quadriennio appena iniziato: «Gli Usa sono un mercato che va fortissimo, ma con Trump non si può pensare di servire il mercato americano senza avere una fabbrica là – racconta Forchielli -. Vogliamo creare massa critica in Italia, ma parallelamente pensiamo già di fare il primo investimento negli States entro l’anno».
Non a caso, a ben vedere, La Fabbrica detiene il brand Ava, un marchio molto forte nelle grandi lastre di ceramica sempre più richieste proprio sul mercato americano. Per Forchielli, però, vantaggi occupazionali dovrebbero vedersi pure dalle nostre parti: «Se parto dall’Italia, significa che l’intenzione è rimanere qui e gestire tutto da qui. La conoscenza è in Italia, la tecnologia è in Italia, l’azienda che abbiamo comprato sta sotto casa mia».
Anche perché, rileva l’economista, il made in Italy della Ceramica ha ancora ampi margini di vantaggio sul resto del mondo: «E’ uno degli ultimi settori in cui l’Italia ha veramente una leadership tecnologica. Il settore è molto frammentato, per questo puntiamo a iniziare dalla fabbrica». lnsomma, il cuore qui e le nuove fabbriche sparse in giro per il mondo. Cosi come i mercati, visto che il 70% del fatturato è fatto dall’export e il trend non sembra in procinto di cambiare: «Qui non costruisce più niente nessuno».
Nell’operazione, tra i diversi investitori che affiancano Mandarin Capital Partners 11, c’è anche il manager Graziano Verdi, ex ad di Technogym. Sarà lui l’amministratore delegato del gruppo che sta nascendo sulla via Emilia e nel resto d’Italia.
 
Articolo di Riccardo Rimondi, pubblicato sul Corriere della Sera Ed. Bologna
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