Il falso mito della ricerca italiana (Ultima Parte)

Perchè i ricercatori delle università italiane sembrano essere così bravi?

di Ciro Balestrieri

Nazioni invece come l’Italia o Spagna col braccino decisamente corto, evitano di fare quel tipo di ricerche così dispendiose e si orientano su qualcos’altro di più sicuro ed anche meno innovativo. Inoltre, un altro dei motivi principali è che in Italia partivamo da un livello di ricerca scientifica abbastanza alto fino agli anni ’80, poi i finanziamenti si sono man mano affievoliti fino alla disastrosa situazione attuale. Questo comporta l’avere ancora (non per molto altro tempo) alcuni grandi ricercatori i quali svolgono ottimamente il loro lavoro anche con risorse modeste, mentre nazioni emergenti come Cina e India sono nella situazione opposta, ossia cominciano a spendere molto ma hanno ancora un livello medio considerevolmente basso rispetto agli studiosi occidentali, penalizzandoli ulteriormente nel calcolo della produttività scientifica. Facciamo un esempio chiarificatore: supponiamo che dall’anno prossimo i finanziamenti ai ricercatori delle università americane si riducano del 90% per 10 anni, cosa otterremmo se misurassimo la produttività scientifica in quel modo in quel dato periodo? Otterremmo sicuramente un esplosione della produttività scientifica di quasi 10 volte. Perchè? Perchè in così poco tempo e con delle risorse già a disposizione (es. strumentazione, laboratori etc..) non si avrebbe un considerevole calo in qualità e quantità di pubblicazioni, ma il denominatore andrebbe a ridimensionarsi di 10 volte, con il risultato di vedere quasi decuplicata tale supposta “produttività scientifica”. Sicuramente col passare del tempo anche il numeratore andrebbe a diminuire fino a rinormalizzare la situazione, ma questo ero solo un esempio efficace per mostrare l’insensatezza di comparare la qualità scientifica di un Paese con il rapporto Pubblicazioni/Spesa se la spesa è molto differente. Con questo non voglio negare la presenza di ricercatori capaci di dare grandi contributi alla scienza in Italia, ma sicuramente se si fa una media con gli altri Paesi (considerando le “buone” università) l’Italia non sta davanti a USA, Germania e tutto il resto, bensì molto dietro. Inoltre, in questi paesi ci emigrano proprio i ricercatori italiani più bravi spesso, per i motivi già noti ed è ridicolo pensare che l’Italia, un Paese dove non c’è investimento ed ancora meno meritocrazia, abbia una qualità superiore di ricerca scientifica, è letteralmente un nonsense. I ricercatori italiani non dovrebbero prestarsi a considerazioni come quelle di Nestola (a cui va tutta la mia stima) perchè sono solo deleteree per la loro categoria, poichè il messaggio che alla fine traspare al grande pubblico ed alla politica è quello che anche con pochi finanziamenti l’accademia italiana possa andare avanti lo stesso. Ed invece no, bisogna dire con chiarezza che senza finanziamenti adeguati e senza meritocrazia l’università italiana diventerà una barzelletta, ed in molti casi lo è già.