Forchielli pronto a correre «A Bologna serve una spinta Il tram? Opera senz’anima»

L’imprenditore si candida: «Punto a una svolta su Marconi, università e stadio Lo sfratto di via Michelino? Era il settimo tentativo, buttare giù il muro era inevitabile»

Alberto Forchielli scende in campo e già si definisce l’anti Lepore. «Ideologicamente siamo cane e gatto, ma anche caratterialmente. lo sono molto estroverso, la butto sul ridere, lui invece si prende tanto sul serio»… Imprenditore, classe 1955, ha un curriculum che spazia da Iri e Finmeccanica; dalla Banca mondiale fino al suo fondo di private equity. Oggi, dopo una carriera in giro per il mondo, è tornato a casa: «E qui punto a coronare la mia carriera candidandomi a sindaco», dice con convinzione. Ma prima finisco il mio giro in Sudamerica dove «sto cercando di comprare una miniera di litio», dice da Cuzco, in Perù.

Forchielli perché questa voglia di candidarsi a sindaco?

«Non vedo candidati pronti a insidiare Lepore meglio di quanto possa fare io. Lo dico senza falsa modestia: se ci fosse un profilo più indicato mi farei da parte».

Politicamente come si colloca?

«Da giovanissimo votavo a destra, ma poi ho sempre scelto la sinistra. Ora bisogna cambiare. Sono indipendente, autonomo, di centro. Parlo un po’ con tutti, a destra e a sinistra. Non importa di che colore è il gatto, ciò che conta è che prenda i topi».

Del centrodestra ha sentito qualcuno?

«Si mi hanno cercato tutti, dalla destra ai civici. Ma sono in giro in moto tra Argentina, Cile, Uruguay e Perù e non sono ancora riuscito a parlare tanto delle Comunali 2027».

Chi sono i suoi padri politici?

«Beniamino Andreatta e Romano Prodi. Con Romano siamo amici da 50 anni: è l’unico del Pd che mi ha chiamato e mi ha detto: ‘Rimani all’estero, che è una salvezza per il Paese!».

Venendo ai temi caldi, non si può non citare il tram. Che cosa ne pensa?

«Ho fatto valutare il progetto da un grande esperto internazionale. Non è un’opera monumentale, ma è passabile. Il problema è che questo tram non è ‘tagliato’ sulla città. Non tiene conto del contesto, dell’anima di Bologna, tant’è che questa infrastruttura potrebbe andar bene a Seul, Algeri, Katmandu. Se, come pare, non sono state fatte analisi di impatto sociale dell’opera la questione diventa molto grave. Una città vissuta prevalentemente da anziani, ad esempio, richiede risposte diverse da quelle occorrenti per i giovani. Ma, ripeto, magari sono io che non ho trovato queste analisi: se ci fossero mi piacerebbe leggerle».

Come giudica Bologna?

«È una città che scoppia. L’aeroporto non riesce a crescere come dovrebbe, il tribunale è affogato, l’università è stretta in centro, la stazione centrale è monca, la fiera fa fatica a espandersi, lo stadio va ristrutturato, ma resto aperto ad alternative. Il problema? Bologna ha sempre voluto concentrare tutto in centro e l’unica cosa che ha fatto fuori, come Fico (oggi Grand Tour Italia), è una boiata pazzesca».

Che cosa propone?

«Fare un campus universitario nella zona di Fico. E poi ci si deve dare una mossa sul Passante. Le amministrazioni di sinistra di tutti questi anni se ne devono prendere la responsabilità».

Lei potrebbe essere il nuovo Guazzaloca?

«Per combinare qualcosa si dovrebbero fare più mandati. La situazione di Bologna è un macello, perché non dare fiducia a qualcun altro?».

Di Bologna che cosa salva?

«Il Tecnopolo. Ma va sviluppato un ecosistema innovativo, fatto di start up, capitali, idee. Da sindaco sarà la mia priorità».

Sta facendo discutere lo sfratto di via Michelino, con i muri sfondati e i minori coinvolti…

«Ho letto che era il settimo tentativo di sfratto, quindi ci sta che si butti giù la parete. A quel punto o fai qualcosa di definitivo o lasci perdere».

Vista la sua esperienza all’estero, che riflessi potrebbe avere su Bologna?

«Potrei portare molti capitali per lo sviluppo tecnologico e immobiliare della città. Potrei dare una spinta a Bologna evitando che diventi il dormitorio di Milano».

La sua carriera politica, però, non riguarda solo Bologna. Dal suo movimento Drin Drin ha fondato ‘Ora’.

«Sì. Il partito si attesta per ora a un 2% per cento a livello nazionale, ma siamo già a 15mila iscritti, di cui 732 tra Bologna e Imola».

L’Intervista di Rosalba Carbutti pubblicata su Il Resto del Carlino