Datemi un sociologo e vi darò una commedia (Parte II)

di Ciro Balestrieri
 
Per continuare, passiamo alla seguente affermazione che nel nostro paese ha sempre un grande appeal: “ho studenti laureati con 110 e lode che lavano le scale ai Parioli, che fanno i camerieri al bar e altro”. E io rispondo: e quindi? La colpa di chi sarebbe, di Bill Gates e Steve Jobs? O forse di Jeff Bezos che ha creato questo “mostro cattivissimo” di nome Amazon? Se i suoi studenti non lavorano è forse perché il corso di studi che hanno seguito non ha sbocchi professionali? Forse perché l’università italiana è così scaduta specialmente nel settore umanistico tanto che i neolaureati in filosofia, sociologia, psicologia, lettere etc. non trovano lavorano né in qualche azienda dello Stivale né all’estero? Oppure perché per entrare a lavorare nel settore pubblico e specialmente nell’università non è rilevante quanto sei bravo ma solo quanto tempo passi a leccare il culo a questo e a quell’altro o ad essere figlio del professore di turno? Se fossi in De Masi mi domanderei questo prima di scaricare le colpe degli insuccessi dei propri studenti addosso alla tecnologia, che fino ad adesso non hanno fatto altro che creare più posti di lavoro di prima, permettendo anche ai sociologi di trovare un impiego, altrimenti a quest’ora erano tutti a zappare la terra! Questa è Storia.
Inoltre l’emerito professore si lancia pure in speculazioni di un certo calibro del tipo: “l’America nominalmente ha il 4% dei disoccupati nominali, ma secondo me ne ha più di noi se si calcolano allo stesso modo”. Ah si? E come lo calcolano per l’America? Diverso solo dall’Italia o dal resto del mondo? Cosa ha di tanto speciale? Non capisco perché per gli USA non dovrebbe valere il metodo di calcolo che viene adottato per il resto dei paesi o quanto meno per l’Italia, ma questo lo lasciamo al docente…
Passiamo ora ad uno dei cavalli di battaglia del sociologo, quello della contrazione del numero di ore lavorate e sentiamo un po’ cosa propone: “23 milioni di occupati, se cedono 4 ore su 40 lavorative alla settimana ai 3,1 milioni di disoccupati, quest’ultimi possono essere occupati”. Fortunatamente in collegamento gli risponde una persona competente in materia (Mario Seminerio) in questo modo: “Ma lei pensa che siano fungibili queste 4 ore? Cioè tutti quelli che hanno una occupazione cedono 4 ore e trovano dall’altra parte persone che sono perfettamente fungibili nelle loro mansioni? Medico, legale, l’ingegnere, il contabile, l’amministrativo?” Ed è qui che arriva la risposta che fa comprendere il livello della persona di cui stiamo parlando: “Per la legge dei grandi numeri Sì.” Si, ha proprio detto così, può sembrare incredibile ma è vero. Finalmente, abbiamo capito la statura del personaggio. Si perché se esiste questa fantomatica legge dei grandi numeri, tutti gli economisti, consulenti finanziari, o anche fisici e matematici cosa ci stanno a fare?Se c’è la legge dei grandi numeri tutti i numerosi studi che vengono svolti in economia e finanza, in matematica, fisica perché vengono fatti? Se c’è già la legge dei grandi numeri siamo a posto, sospendiamo tutte le ricerche che costano miliardi di euro l’anno poiché sono soldi buttati via. Perciò vorrei sapere dal professore, qual è questa legge? L’equazione da che variabili è composta? Chi l’ha scoperta? E soprattutto, quando? Ma non solo per me, ma per l’intera comunità scientifica mondiale!
Da affermazioni del genere si capisce come costui non abbia la minima idea di cosa stia parlando e soprattutto non sappia nemmeno cosa sia la Scienza. Quindi non è difficile immaginare l’autorevolezza del suo lavoro se non utilizza nemmeno il metodo scientifico. Ci sono molte ricercatori ed istituti che studiano il mercato del lavoro a molte altre cose, se ci fosse una legge con la quale si risolve tutto con un rapido calcolo non ci sarebbe bisogno delle analisi e del lavoro commesso da tutte queste persone.
Continuando a battere sull’argomento il professore cerca di dare sfoggio della sua cultura (non so quanto gli sia convenuto) con un’altra delle sue dichiarazioni: “non me lo sono inventato io, è una proposta fatta da un economista americano di tutto rispetto, un certo Maynard Keynes che nel 1930 dice di arrivare a 15 ore settimanali. Giovanni Agnelli accolse l’idea di Keynes ma fu Einaudi, sempre un economista a fermarlo perché sono sempre gli economisti quelli iper attenti al realismo. E non si tiene conto delle tecnologie che ci sono oggi, se le tecnologie sono tali da poter far incontrare con Uber un tassista con un richiedente di mezzo di trasporto in modo rapidissimo si figuri se non è possibile far incontrare persone che hanno la disponibilità a lavorare con persone che ne hanno bisogno, è di una semplicità enorme, non è complesso”. Nooooo, non è complesso, che ci vuole, infatti l’hanno già implementato decine di stati al mondo molto più avanzati di noi, giusto? Se un sistema del genere non è ancora stato implementato da nessuna nazione al mondo, forse un motivo ci sarà, non crede professore? C’è un po’ di differenza tra una persona che cerca un passaggio e uno che glielo può dare rispetto ad una azienda in cerca di una figura altamente specializzata ed un disoccupato e/o neolaureato in cerca di lavoro senza adeguate competenze, o forse per questo italianissimo sociologo sono la stessa cosa? Forse è colpa di questi cattivoni di economisti super attenti al realismo; ah mannaggia a loro, se Einaudi si faceva gli affari suoi ora saremo tutti ricchi e contenti senza uno straccio di disoccupato, e pensate che viene ricordato persino come uno dei più importati esponenti politici della storia della Repubblica, ma in che mondo viviamo!
 
La Terza Parte – Giovedì 5 Luglio
Rileggi la Prima Parte QUI

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