Africa: Gigante Seminudo Incatenato

Se dovessi rappresentare l’Africa la disegnerei come un gigante seminudo incatenato , quasi impossibilitato a muoversi perché inchiodato sul posto dalla collezione di palle al piede che appesantiscono le sue catene. Perché seminudo ? Ma perché ormai da secoli all’Africa hanno rubato tutto , e continuano ancora a farlo al giorno d’oggi , anche se in forme meno scandalosamente palesi. La schiavitù le ha portato via milioni dei suoi figli , il colonialismo le ha sottratto buona parte delle sue risorse agricole e minerarie , il neo colonialismo ne ha limitato lo sviluppo industriale ed ora con il land grabbing le rubano anche la terra, la res più sacra delle”res sacra miseria”. E le tante palle al piede?

La prima , ed una delle più gravi ,  e’ una eredita’ di tempi coloniali in cui i confini venivano delineati negli eleganti saloni di Congressi pressoché interamente europei , dovevano tener conto di un equilibrio di potenze da rispettare e si traducevano in linee rette tracciate sulle carte geografiche senza tenere in alcun conto composizione etnica , bacini economici , flussi commerciali , precedenti politici e storici delle regioni interessate. A peggiorare le cose e’ poi intervenuta in tempi post coloniali la regola informalmente concordata da tutti gli stati del continente secondo cui le frontiere ereditate dalla colonizzazione non avrebbero mai dovuto essere rimesse in discussione per non aprire il vaso di Pandora dei contenziosi territoriali. Per qualche tempo il decotto ha funzionato ma poi la pressione , priva di prospettive di sfogo , ha continuato a crescere sino a generare una lunga serie di esplosioni . Ove e’ stato possibile contenere in un modo o nell’altro le istanze separatiste la malattia e’ spesso divenuta cronica con incidenti continui , terrorismo saltuario , guerriglie croniche , promesse tante volte fatte ed altrettante disattese da parte dei governi centrali. In Mali, soltanto negli ultimi venti anni , una forma avanzata di autonomia e’ stata ben tre volte concordata con la minoranza Tuareg , senza che una sola riga degli accordi ufficialmente  firmata si sia mai tradotta in realtà. In tre casi invece , dopo guerre o periodi di instabilità lunghissimi si e’ arrivati a separare dolorosamente realtà che non avevano alcuna possibilità di continuare a coesistere. Così l’Eritrea si e’ staccata dall’Etiopia , così dalla Somalia hanno avuto origine tre stati diversi fra loro , così il Sudan si è già spaccato in due ….e solo per scoprire che a scadenza relativamente breve avrebbe potuto o dovuto di nuovo dividersi. Sono tre casi ma non sono casi isolati : molti stati del Golfo di Guinea sono instabili, a cominciare dal colosso Nigeria ove non si capisce bene per quanta parte l’insurrezione di Boko Haram sia etnica e per quanta religiosa ; in tutto il Sahel permangono contrasti forti che rendono quasi impossibile la convivenza fra la parte nord di parecchi paesi , araba e musulmana , e quella sud dei medesimi stati , nera e cristiana  ; inoltre il bacino del Congo , che attraversa ora un periodo di relativa stabilita’ potrebbe riservare in futuro parecchie spiacevoli sorprese.

La seconda palla al piede e’ quella dei contrasti fra le diverse religioni del continente , contrasti che in determinate aree hanno assunto forme talmente estreme da far dimenticare il messaggio d’amore di cui ciascuna di esse e’ , o potrebbe essere , portatrice , evidenziando soltanto quel messaggio di odio ,  anche esso insito in ogni credo e che diviene prevalente nel momento in cui si tira con decisione una riga fra “noi e gli altri” e si  va  in guerra contro tutto il resto del mondo proclamando che “Dio è con noi”. Parlando di questo argomento il pensiero va istintivamente all’estremismo islamico – in questo momento rampante ed alla offensiva in tutto il nord Africa mediterraneo , nel Sahel ed in parte del Golfo di Guinea – ma bisogna considerare come anche i cristiani siano  ben capaci di atrocità di pari livello qualora , come e’ avvenuto di recente nella Repubblica Centro Africana , l’occasione si presenti . E che dire poi della terribile “Our Lord’s Army” che per decenni ha riempito l’Uganda di massacri atroci e di bambini trasformati in soldati?  Da considerare inoltre come il massimo di tensione e di rischio venga conseguito allorché alle differenze religiose si sommano anche  quelle etniche , intensificate a volte dalla differenza di colore della pelle , che in varie zone dell’Africa e specialmente nell’area di frontiera fra Africa araba ed Africa nera , da origine a vere e proprie manifestazioni di razzismo . Un razzismo che anche in questo caso funziona ovviamente in due sensi . Per gli arabi il termine swahili “sambo”( negrone) e’ il peggiore dei dispregiativi. A Bamako in compenso quando si parla dei popoli del nord , Songai , Arabi e Tuareg , li si riunisce sotto un appellativo , “bianchi” , che li’ suona altrettanto dispregiativo.

La terza piaga dell’Africa e’ una demografia galoppante che vede la popolazione crescere a ritmo accelerato , nonostante il fatto che , almeno al momento, gli stati africani non siano assolutamente in grado ne’ di nutrire un tal numero di bocche affamate , ne’ di fornire un impiego , e quindi una prospettiva di vita se non altro dignitosa , alle masse di giovani che si affacciano ogni anno al mercato del lavoro. Gli effetti negativi di una situazione del genere sono già sotto gli occhi di tutti  : flussi di emigrazione ,massicci e selvaggi  , in parte interni all’Africa stessa ed in parte diretti verso l’Europa cui si affiancano un malessere sociale esasperato che sfocia sovente in violenze di massa  nonché quella costante tendenza all’aggressività che sempre si manifesta quando troppi individui della stessa specie sono costretti a convivere in spazi  troppo angusti. Con queste premesse appare completamente assurdo il modo in cui il problema della crescita esponenziale della popolazione africana nei prossimi decenni viene affrontato dagli organismi internazionali , dagli stati interessati e infine dalle confessioni religiose dominanti nel continente. In fin dei conti  sono proprio queste ultime le più giustificate per loro inerzia:  tanto per il credo cristiano quanto per quello islamico infatti ogni idea di controllo delle nascite va contro la volontà di Dio. Organizzazioni internazionali e Stati , che si limitano ad inanellare spaventose statistiche senza far decollare politiche tese a tentare di ridurre il tasso di fertilità medio della donna africana , appaiono invece addirittura criminali nella loro inerzia. Congenita incapacità di programmare a lunga scadenza ? Convinzione che attraverso emigrazione ed aiuti il problema possa essere scaricato in eterno sulle spalle altrui? Idea che figli numerosi siano indispensabili per prendersi cura dei genitori anziani , nella pressoché assoluta assenza di sistemi pensionistici e sanitari adeguati? Sono tutte ragioni che concorrono , insieme a tante altre ,  a determinare questo rovinoso stato di cose.

A monte di tutto c’e’ pero’ il fatto – e questo e’ il quarto elemento di crisi del continente – che l’Africa non più riuscita , dopo la sparizione della generazione dei padri fondatori che avevano portato i loro paesi alla indipendenza , ad esprimere classi dirigenti all’altezza del loro compito. Spariti i Mandela , i Kenyatta , i Machel , gli Nkruma, i Sengor….e tutti gli altri che se non altro avevano alle spalle una rivoluzione portata a termine con successo, e quindi legittimante ,  , il loro posto è stato nella maggior parte dei casi occupato da piccoli dittatori – piccoli ma non per questo meno efferati! – espressi da una etnia , un partito unico o forze armate troppo irrequiete e sostenuti da borghesie dedite in primo luogo ad una sistematica rapina a proprio profitto delle risorse dei paesi di rispettiva appartenenza . Un fenomeno che la collusione di tali borghesie con multinazionali di varie parti del mondo ( Chi pensa di avere le mani pulite scagli la prima pietra!) ha reso gravissimo ,  endemico  e particolarmente difficile da sradicare . Un fenomeno che ha altresì condotto ad una distribuzione della ricchezza tanto iniqua da impedire lo sviluppo di quella classe media che è indispensabile per ogni decollo industriale.

C’e’ infine anche da considerare , quinto elemento di crisi, come l’Africa sia stata travagliata per decenni da guerre incessanti che hanno finito con l’interessare , sia pure in tempi diversi , buona parte del continente e che ancora adesso insistono quasi sulla intera area di influenza islamica , estesa dal Mediterraneo al Golfo di Guinea ad Ovest , dall’Egitto alla Eritrea ad Est . Più a sud le cose sembrano invece per il momento andar meglio , anche se il conflitto del Congo che aveva coinvolto tanti contendenti da essere stato denominato come Prima Guerra  Mondiale Africana , potrebbe rivelarsi col tempo soltanto momentaneamente sopito anziché concluso. Da chiedersi poi cosa potrebbe domani succedere in altri posti in cui i fuochi covano ancora sotto la cenere , ad esempio in uno Zimbawe ormai prossimo alla successione di Mugabe , nel Mozambico in cui ancora scattano di tanto in tanto scintille tra i due movimenti di liberazione rivali , o addirittura in un Sud Africa in cui le prospettive si incupiscono giorno dopo giorno mentre l’armonia dei tempi di Mandela diviene sempre più un ricordo lontano.

Sull’altro piatto della bilancia , a contrastare tutti questi elementi negativi , si riscontrano per il momento soltanto un pugno di eventi positivi , sufficienti pero’ in ogni caso almeno a mantenere viva la speranza. Si tratta , in primo luogo , del fatto che alcuni dei paesi africani abbiano iniziato ad avere tassi di sviluppo ragguardevoli .  Ci sono poi stati episodi che fanno pensare ad un possibile ritorno della democrazia in paesi in cui da tempo essa non era che un ricordo. L’Organizzazione per l’Unione Africana e le altre Organizzazioni Regionali Africane stanno progressivamente acquistando efficacia e consistenza , mentre in almeno due casi  – Somalia e Mali – l’intervento delle Nazioni Unite ha conseguito risultati abbastanza soddisfacenti . La Nigeria sembra avviata dopo le recenti elezioni a ritrovare un buon livello di stabilita’ , mentre la lotta a Boko Haram consegue i primi successi grazie al coordinamento fra i vari stati che erano vittime del movimento estremista. Angola e Mozambico sembrano sul punto di decollare aiutati anche – è il caso del secondo dei due paesi- dalle recenti scoperte dell’ENI. Ma soprattutto cresce in tutto il mondo la sensazione che l’Africa possa imporsi da qui a poco come ” il continente del futuro” , l’ultima grande riserva di un pianeta troppo affollato ed altrove ,pressoché dappertutto, anche troppo sfruttato. Speriamo veramente che si tratti di una “fullfilling prophecy” , una profezia capace di trovare in se’ stessa la forza per evolvere in realtà.

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