Quantum Computers (I parte). Va dove ti porta il cuore… dell’innovazione.

 
Da quando ho frequentato la Singularity University, nella scorsa primavera, sono diventato ancora più malato di innovazione! La Singularity University si trova a Mountain View, in una base della Nasa. In sostanza non è altro che l’espressione accademico-commerciale di quello che succede nella Silicon Valley, dove viene decantata la tecnologia e ti spiegano cosa vuol davvero dire il cambiamento tecnologico per l’umanità. Sotto alcuni aspetti è interessante, ma sotto altri è preoccupante.
Io stavo a Cupertino, negli alloggi universitari, e lì funziona così: ti prelevano alle 7,45 del mattino e ti riportano in stanza alle 21,30. Nel frattempo ti fanno un gran culo. E ti insegnano di tutto: robotica, spazio, energia, biotecnologia, biomed, intelligenza artificiale, nanotecnologia…
Soprattutto mi ha colpito la corsa commerciale verso lo spazio perché è lì che in futuro troveremo le “cose” che ci servono. E poi l’altro aspetto che mi fa andare giù di testa è il fatto che la tecnologia è sempre più exponential. Con l’intelligenza artificiale che tra qualche decennio prenderà il sopravvento e noi diventeremo “schiavi” dei computer. D’altra parte, però, avremo la possibilità di diventare immortali e, manipolando i geni, riusciremo a ribaltare il processo di invecchiamento. Perciò il rischio, in Italia, sarà quello di tenerci Padoan per altri quattro secoli!
Ma, a parte gli scherzi, per esempio, una roba pazzesca arriva dai “Quantum Computers”. “Un computer quantistico (o quantico)”, si legge su Wikipedia, “è un nuovo dispositivo per il trattamento ed elaborazione delle informazioni che per eseguire le classiche operazioni sui dati utilizza i fenomeni tipici della meccanica quantistica, come la sovrapposizione degli effetti e l’entanglement… Al posto dei convenzionali bit, le unità d’informazione binaria, indicate convenzionalmente dalle cifre 0 e 1, e codificate dai due stati ‘aperto’ e ‘chiuso’ di un interruttore, nel computer quantistico si usano i qubit, codificati dallo stato quantistico di una particella o di un atomo”. Senza entrare troppo nel dettaglio, tanto non ci capite un cazzo, va detto che le potenzialità sono enormi perché la potenza del calcolo quantico è impressionante, tipo un miliardo di volte più veloce di qualsiasi software odierno.
L’Artificial Intelligence apprende dall’esperienza attraverso il calcolo delle probabilità tra le molte scelte possibili. Ecco quindi che l’AI è perfetta per il calcolo quantico, con prospettive fantasmagoriche in settori disparati: dall’industria all’automotive, fino alla medicina. Con Lockheed Martin e Google, tanto per fare un paio di nomi, che già oggi spingono l’acceleratore sui “Quantum Computers” per testare software troppo complessi per i computer tradizionali. E quelli che se ne intendono dicono che nel Ventunesimo secolo l’Intelligenza artificiale “peserà” come l’elettricità nel secolo scorso.
La “Modellazione molecolare” è un altro esempio. Le reazioni chimiche, infatti, sono di natura quantistica e formano stati di sovrapposizione quantica altamente intrecciati e i relativi computer – una volta a “regime” – saranno in grado di analizzare anche i processi più complessi. Google, ancora lei, già studia l’energia delle molecole di idrogeno. Mentre, in generale, la Molecular Modeling si può applicare dalle cellule solari alla farmaceutica, fino alla produzione di fertilizzanti, che rappresentano il 2% dell’energia globale utilizzata, con relative conseguenze potenzialmente epocali anche per l’ambiente.
Insomma, tanta “ciccia” sul fuoco…
 
Segue e termina giovedì 7 settembre.

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