Perché il mondo sarà cinese (seconda parte)

A proposito della mia previsione sul “Perché il mondo sarà cinese” che ho spiegato nella mia recente partecipazione alla puntata di Nemo, su Rai 2, partendo dal dato impressionante che ogni anno si laureano sette milioni di cinesi e costatando non solo la loro preparazione qualificata ma anche la loro forza di volontà di primeggiare in ambito professionale, vi racconto un altro aneddoto significativo.

Qualche anno fa mi trovavo a Shangai e un mio collaboratore di nome Jeff – uno tra quelli più efficienti e studiosi con cui ho avuto il piacere di lavorare – mi ha comunicato che avrebbe continuato a studiare negli Stati Uniti: voleva specializzarsi ad Harvard.

Io ero fiero della sua ambizione, ma allo stesso tempo ero conscio che sarebbe stata molto dura per lui. Ad Harvard infatti ci sono degli esami di ammissione che bisogna sostenere, con un punteggio minimo da ottenere per entrare in graduatoria.

Per esempio, negli anni Settanta io totalizzai qualcosa tipo 560 su 800. E con quel punteggio mi presero ed entrai ad Harvard.

Così esternai a Jeff i miei dubbi, ma lui mi sorprese. Mi rispose che aveva già sostenuto i test. E il suo punteggio era stato 711. Rimasi sbalordito, quel ragazzo era un genio!

Mi capitò poco dopo di incontrare un amico docente di Harvard. E gli raccontai, con ammirazione, di Jeff. Lui mi disse che probabilmente non sarebbe stato ammesso perché per i cinesi il punteggio minimo era stato alzato a 760. Il motivo? Perché gli studenti cinesi in facoltà erano ormai quasi il 25% e un eccessivo incremento avrebbe minato il giusto mix di presenze da tutto il mondo.

In sintesi, gli studenti cinesi vanno a studiare negli Stati Uniti e sfidano (spesso vincendo nel confronto) non solo gli americani nella loro terra e nei settori in cui sono sempre stati padroni, ma anche i nostri ragazzi. Ecco perché il mondo sarà cinese.

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