Lasciate ogni speranza, o voi che entrate. La pubblica amministrazione italiana tra sprechi, disonestà e follie legislative.

Ecco tre notizie arrivate tutte a inizio febbraio 2017 che non sorprendono ma che fanno veramente incazzare. La prima, elaborata dalla CGIA di Mestre (la locale associazione di artigiani e piccole imprese con un ufficio studi davvero sul pezzo, complimenti!), ci informa che tra gli sprechi presenti nella sanità (fonte Ispe-Sanità) e la quota di spesa pubblica indebita denunciata dalla Guardia di Finanza (Rapporto annuale GdF 2015), si possono stimare in almeno 16 miliardi di euro all’anno le uscite che l’amministrazione pubblica italiana potrebbe risparmiare se funzionasse con maggiore oculatezza: sì, avete letto bene, 16 miliardi!
Quantificando anche la spesa riconducibile ai falsi invalidi, insieme a chi percepisce deduzioni/detrazioni fiscali non dovute, oltre alla cattiva gestione del patrimonio immobiliare, molto probabilmente lo Stato, nel suo complesso, potrebbe risparmiarne altrettanti.
In soldoni, senza tali sprechi, il nostro PIL aumenterebbe di 2 punti – ovvero di oltre 30 miliardi di euro – all’anno!
La seconda notizia, per paradosso, è ancora più folle. E anticipa il decreto sul pubblico impiego, atteso per metà febbraio in Consiglio dei ministri, che come preannuncia il Corriere della Sera “punterà il dito soprattutto contro chi salta il lavoro proprio quando più serve, con il rischio di mandare in tilt la macchina amministrativa nei momenti «clou», con inevitabili conseguenze sui cittadini”. E spiega: “Il provvedimento, allo studio del ministero della Pubblica amministrazione guidato da Marianna Madia, suggerirà, in particolare, di alzare la guardia in tutti i casi da «bollino rosso». E avvertirà anche su quando può scattare il licenziamento disciplinare per gli statali. In pratica è in arrivo una sorta di «decalogo», con un elenco di dieci situazioni da «alert», che precisa quanto oggi già previsto, mettendo in fila una per una le condizioni che determinano l’espulsione: dalla falsa attestazione della presenza in servizio allo scarso rendimento. E la sanzione massima si attiverebbe anche, nei casi più gravi, per il responsabile che davanti agli illeciti «si volta dall’altra parte»”. In che senso si tratta di una notizia paradossale e folle?
Oh, ma siamo ancora qui a capire come licenziare un dipendente statale fannullone? Nel senso che questa legge andava fatta quarant’anni fa, non oggi!
Mentre la terza notizia arriva da un mio estimatore – si definisce così bontà sua – che chiede di restare nell’anonimato perché altrimenti gli “fanno la pelle”. E che denuncia quanto segue.
Nelle municipalizzate i lavoratori fanno visite mediche e test antidroga ogni due per tre, con uno zelo che in questo caso diventa addirittura esagerato. Difatti, il nostro amico, che ci sente benissimo, a distanza di tre mesi è stato chiamato due volte a fare la visita otorinolaringoiatrica. Mentre un suo collega, che guida il muletto e quindi è soggetto al test antidroga, ha dovuto ripetere più volte le analisi perché la sua urina non aveva il colore paglierino ideale per essere esaminata.
In effetti, esagerando, si spreca ugualmente.
Per l’appunto, immaginatevi ogni giorno migliaia di lavoratori italiani che vanno e vengono per ospedali pur non avendo problemi di salute e che con le loro continue visite sottraggono tempo e risorse di medici e strutture ospedaliere a danno dei pazienti realmente malati.
I pazienti stesi a terra nelle sale dei pronto soccorso italiani umiliano la dignità di un Paese che ha l’ambizione di definirsi civile. Ma, ugualmente umiliante, tra sprechi, disonestà e follie legislative, è non saper gestire la cosa pubblica nel suo complesso.
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