Il nuovo Executive MBA di Stefano Denicolai all'Università di Pavia

Quando un amico dà fuori di matto è sempre un dispiacere. Stefano Denicolai all’Università di Pavia ha lanciato un nuovo Executive MBA: fare una cosa del genere in Italia è come vendere tortellini alla sagra dei vegani. Detto questo, sono curioso di vedere cosa combina, in quanto ci sono diversi spunti interessanti da approfondire. Per esempio, la loro idea di provare ad essere pionieri sperimentando una didattica che combina aula e digitale facendo leva su un motore di intelligenza artificiale che cerca di avvicinarsi al ‘sogno’ della formazione personalizzata (contenuti e approcci diversi per ciascun discente) mi suona intrigante. Da fuori di melone in Italia, ma molto intrigante.
Lo avete visto anche nel mio recente post su complementarietà fra MiM & MBA: il tema della formazione e del lifelong learning mi appassiona ed è un tema critico in tutti gli stati che crescono. Nella cultura asiatica poi è una priorità assoluta: magari hai le finestre in cartone, ma i soldi per spedire tuo figlio a studiare in USA saltano fuori. Magari lavori 25 ore al giorno, ma un modo per aggiornarti anche se hai 50 anni si trova.
Al tempo stesso, le Università mi ricordano la Kodak: colosso sicuro di sé, della sua tradizione, miope nel vedere il rischio di estinzione con l’avvento del digitale. Proprio così: le Università non devono essere serene, potrebbero essere spazzate via dalle nuove tecnologie, o quantomeno potrebbero restare solo pochi atenei giganti che hanno capito il futuro (Stanford, Harvard, MIT, Singapore, Shanghai Jiao Tong, e dintorni). O si reinventano, o fanno la fine della Kodak.
Per esempio, c’è chi dice oggi stiamo vivendo il passaggio al ‘data-driven learning’: dati sulla persona utilizzati per capire quale siano le sue vere esigenze formative, predire quelle future e personalizzare di conseguenza il tipo di formazione.
Attenzione: il calore umano dell’aula, l’atmosfera che si crea nel dialogo costruttivo fra persone nella stessa stanza, la passione di un docente in carne ed ossa restano fondamentali. Io credo poco nel e-learning ‘puro’: dopo un po’ a guardare un video davanti ad un PC mi rompo i maroni. Resta il fatto che continuare a formarsi per tutta la vita, assieme all’integrazione spinta fra docenza dal vivo e digitale, è il futuro. Mi spiego meglio: i commenti al mio post su MiM & MBA mi hanno fatto riflettere: oggi viviamo un’epoca dove ‘formazione’ e ‘lavoro’ sono ben distinti: prima studio, poi mi cerco un lavoro. Il successo è invece in mano a chi fonde questi due momenti nell’arco della propria vita: inizio a lavorare presto, non smetto MAI di studiare, fino alla pensione e oltre. Questo è il lifelong learning. Intreccialo con big data e intelligenza artificiale ed hai qualcosa di esplosivo, come si diceva prima.
Per questa ragione l’avventuroso amico Stefano mi ha convinto a fare un passaggio in aula nel suo nuovo EMBA, di cui ho apprezzato anche l’orientamento granulare al futuro (topics come driveless mobility, 3D, circular economy, etc., oltre a quelli già citati).
Va beh, se non lo internano prima.
http://www.ilsole24ore.com/art/management/2018-09-13/e-learning-e-intelligenza-artificiale-i-manager-futuro-151157.shtml?uuid=AEnekorF

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