IL MIO MESSAGGIO ALLA NAZIONE

Quello che il Presidente della Repubblica non può dire agli italiani

Siamo giunti alle Colonne d’Ercole rappresentate dall’anno che chiuderà il secondo decennio del secolo e il mio ormai proverbiale messaggio alla nazione, stavolta, trabocca di ottimismo panglossiano per la traversata verso l’Ignoto che si staglia all’orizzonte dal coacervo di travi che compongono questa tragica Zattera battente bandiera Minkiolandia! Allora Forchielli ha sbroccato, direte voi. Non si tratta di brocca. Si tratta dell’affresco a tinte violente di sensazioni che mi turbinano nell’occipite. Sono ottimista sugli italiani, non sull’Italia. Qualche anno fa lo disse anche Indro Montanelli in una celebre intervista. Alla domanda di Alain Elkann sul futuro dell’Italia, rispose: “Per l’Italia nessuno, perché un Paese che ignora il proprio ieri, non può avere un domani. Mentre il futuro degli italiani sarà brillantissimo perché sono i meglio qualificati a entrare in un calderone multinazionale, perché non hanno resistenze nazionali”. E da quando Montanelli è andato a far compagnia a Prezzolini nell’empireo degli italiani col vetriolo nelle vene, le cose non sono migliorate. Hanno imboccato il sentiero che rasenta il burrone.

Perciò, in sintesi, italiani sì, Italia no. D’altronde lo avrete notato: anche i miei commenti sui social riguardano sempre meno i fatti della politica italiana. Perché? Perché dovrei entrare in modalità loop infinito volgarmente detto disco rotto. Siamo alla quinta replica di un  polpettone della peggiore commedia pecoreccia, dove quello che succede è stato ampiamente previsto, tra una pernacchia, la coscia di una velina a distrarci e la battutaccia greve di un guitto che non sa recitare. Questo è il palcoscenico o il palcoscenico che dir si voglia della politica nostrana.

Andate a rileggervi Il Potere è noioso, pubblicato nel 2016. È già tutto lì. Ieri come oggi, identico al domani. Sono come Paolo Fox che non sbaglia un oroscopo. Ecco, forse la vera sorpresa è nelle tempistiche. Nel senso che la nostra classe dirigente ha accelerato bruscamente sulla traiettoria del disastro. Sta spingendo il piede sul gas a martello. Di Maio e Salvini sono come Thelma & Louise verso il burrone, a manetta. E se la speranza è il ritorno in patria di Di Battista “Cuore di Panna” (come si faceva chiamare quando faceva l’animatore nei villaggi) o il ritorno di Renzi e Boschi – i meravigliosi figli di cotanti padri – o del nuovo segretario del PD (chiunque sarà), beh, allora vale la pena guardarsi negli occhi in attesa dello schianto. Thelma & Louise stiamo arrivando!!!

Ma che ci piaccia o no questo governo sovranista – che rappresenta l’umore di tanta gente anche in altri Paesi d’Occidente – è l’ineluttabile conseguenza del – a suo modo – certosino e instancabile lavoro della classe politica (e dirigenziale) italiana, che negli ultimi decenni ha espresso un nugolo di  brocchi o ladroni o, peggio ancora, brocchi e ladroni. Quindi, come si può dare torto alla gente che ha votato i sovranisti?

A lungo andare i cittadini hanno capito che la classe politico-dirigenziale italiana degli ultimi due decenni, da estrema destra a estrema sinistra, ha pensato solo, nella migliore delle ipotesi, a spolpare la carcassa di un’economia un tempo ragionevolmente florida, costruita sui sacrifici. Mentre, nella peggiore, come in tanti altri posti in Occidente, ha penalizzato consapevolmente la classe media, sacrificandola per la globalizzazione accelerata, che ha creato un certo benessere nella classe media asiatica a scapito di quella del resto del mondo: 500 milioni di asiatici che stanno sempre meglio contro l’Occidente, che inevitabilmente ci ha rimesso.

Con un ulteriore problema sostanziale. Perché il VAR (acronimo di Video Assistant Referee, ovvero della moviola che aiuta gli arbitri), nel calcio internazionale che conta, l’abbiamo adottato per primi? Perché non ci fidiamo. Quindi la scarsissima fiducia negli arbitri italiani, come nella classe dirigente del nostro Paese, ha innescato un meccanismo perverso nella società civile dove i cittadini, non fidandosi (quasi sempre a ragione), vogliono tutto e subito: pensioni, sussidi, reddito di cittadinanza, eccetera, eccetera. Purtroppo però una società che riesca a funzionare con efficienza va costruita nel tempo. Ma da noi il tempo è scaduto perché la cittadinanza, compresa anche la borghesia, non si fida più. E questa è una tragedia, anche perché all’orizzonte non ci sono soluzioni, visto che purtroppo non abbiamo leader in grado di invertire la rotta.

Fateci caso, alcuni regimi asiatici più autoritari sono quelli che riescono a tracciare vie più veloci per la crescita dei loro Paesi. Certo non vogliamo che accada lo stesso da noi, perché vorrebbe dire fare un passo indietro nel diritto, però anche questa corsa a due velocità ci rende perdenti – l’Occidente democratico nel suo complesso – nei loro confronti a livello globale.

Nel mio piccolo – anche con il recente Muovete il culo – ho cercato di stimolare i giovani e i meno giovani. Senza ripetermi e rischiare di diventare pesante come la ghisa, devo suggerirvi almeno di staccare la testa da quello che succede in Italia. Perché? Semplice. Vi distrae e vi deprime. Dovete tirare dritto e concentrarvi verso attività significative. Nel senso che chi è giovane deve orientarsi nel mondo. Oggi la tecnologia (e l’innovazione in genere) è più importante di ogni altro aspetto. Studiatela. Meglio una specializzazione ingegneristica che un MBA – al posto del mio master ad Harvard, oggi mi specializzerei in fisica. E viaggiate, aprite gli occhi, annusate l’aria, inalate le novità Andate a studiare all’estero. Se non potete farlo, fate corsi (seri) online.

Fermi tutti. Ho un consiglio anche per i vecchi arnesi come me. Meno social e più sociale! Cioè smettete con i social – o calate almeno un po’ – e pensate al sociale. Fate volontariato. Ragazzi (pensionati), lo Stato non ce la fa più, tocca dare una mano.

Detto questo, io sono “Bottista”. Nel senso che da anni dico che l’Italia farà il botto. E per un certo aspetto un grande trauma – una volta era una guerra, oggi è una crisi economica, come il default oppure anche le “lacrime” e il “sangue” che ci chiede l’Europa o altro ancora – non può che dare una scossa salvifica a un popolo che si è abituato a vivere sulle pensioni dei padri e dei nonni e con gli studenti 25-30enni che passano il giorno davanti alla Playstation. Siete fuori corso? Per Dio, andate a fare un part-time in cantiere, al mercato ortofrutticolo o venite da me a Imola a raccogliere le albicocche.

Devo anche ammettere che adesso che la tensione sale, che i valori macro del Paese scendono e che la guida è affidata a gente che nella vita ha fatto solo (tanta o poca che sia) politica, sì, devo ammettere che mi assale la paura perché non so cosa succederà.

Di sicuro, però, so che in fondo al cuore sono comunque ottimista. E sapete perché? Perché qualsiasi cosa possa accadere, la nostra società avrà la forza di risorgere. Serve l’impegno di tutti gli italiani, migliorandoci singolarmente, giorno dopo giorno. Studenti, professionisti, lavoratori, pensionati, calciatori, veline… Tutti, a vario titolo, devono… muovere il culo!

Il principio, per stare al passo col resto del mondo che corre veloce, è l’idea del meno e del più. Meno discoteche, meno videogiochi, meno “apericene”, meno weekend lunghi in giro a cazzeggiare, meno bocciofile e campi da golf, meno commenti sui social di critica non costruttiva o, peggio, di diffusione di menzogne. E più impegno per studio, lavoro, formazione e attività civiche. Forse tutto ciò non basterà ma è inevitabile, necessario.

E volete sapere una cosa? Nonostante io sia sempre in giro per il mondo, il mio cuore è in Italia e la vecchiaia la passerò qui, garantito. Altroché le carampane di Boca Raton o le badanti sulle spiagge della Tailandia o Boston, con i suoi genietti delle biotecnologie, dove però fa un freddo cane.

Da pensionato mi impegnerò sempre di più per gli altri e se arrivo a 80 anni, ve lo prometto, scenderò in politica! Farò come Achille Lauro quella volta a Napoli. Lui con le scarpe e io con gli AirPods per l’iPhone 20. Quello destro prima delle elezioni e il sinistro dopo. A 85 anni compro il Bologna da quel “plumone” di Saputo che non ne azzecca una e vinco la Champions. Ma nel frattempo, finché posso, con il mio Mandarin continuo a investire in società italiane piccole e medie che sono un grande patrimonio dell’umanità e non meritano di scomparire.

Ah, stavo per dimenticarmi, mi raccomando non comprate titoli di Stato italiani. Primo: perché prima o poi lo prendete nel fiocco. Secondo: a loro, alla classe dirigente del Paese, serve come il pane a un affamato che continuiate a pagare il – loro – debito comprando i titoli di Stato. Contano su quello per continuare a campare, come i tossici col metadone. Quindi smettete di comprarli e loro, finalmente, dovranno andare in cantiere, al mercato ortofrutticolo o venire a raccogliere le albicocche a casa mia.

Presto si tornerà alle urne. Non fate cazzate e non votate contro l’Europa. Con i suoi difetti e le sue mille ipocrisie, i falsi profeti e i soloni in panciolle, rappresenta comunque l’unico disegno geopolitico-economico possibile per il futuro di 28 Staterelli che da soli non valgono niente sulla scena mondiale e ci vuole un attimo a diventare una colonia cinese. Con l’idea della svalutazione competitiva che è un modello giusto per gli anni Settanta, ma nel 2020 è una scemenza pazzesca e chi la sostiene va preso a calci nel culo; ossia, vi viene in mente qualche Paese che l’abbia utilizzata in tempi recenti con successo?

Va da sé che dovete selezionare i media in funzione dei programmi di qualità. Siete quello che guardate, ricordatevelo. Perché se tifate per Corona, valete, come morale, i soldi falsi che piazzava ai tempi, quando l’hanno beccato al distributore di benzina. E poi smettetela una buona volta di menare le donne, frustrati che non siete altro. E per quanto riguarda i social, ve lo ridico, usateli con cautela. Anche io sono stato tentato di lasciare Facebook perché le strategie oscure e il paraculismo di Zuckerberg non mi rappresentano però ho ceduto al fatto che avrei perso centinaia e centinaia di amici con il quale chiacchiero dall’altra parte del mondo.

In conclusione, dovremo sempre di più fare i conti con la salute del pianeta e applicare la tecnologia – che ci salverà e migliorerà sempre di più le nostre vite (dall’intelligenza artificiale alle nano tecnologie alla bioscienza fino alla mobilità in terra-cielo-mare del futuro) – ma, attenzione, con intelligenza.

Ecco, l’intelligenza.

Sapete perché sono ottimista per il futuro? Per l’intelligenza.

Se vogliamo salvarci, dobbiamo usarla.

Viva gli italiani, ma solo quelli intelligenti!