Il futuro e le occupazioni a rischio (II Parte)

La consapevolezza di come gira il mondo economico darà un lavoro a vostro figlio
Tornando a martedì scorso e ai rischi occupazionali del futuro, sempre Varian propone un interessante parallelo con esempi che ripercorrono il passato e arrivano fino al 1830, quando l’automazione era rappresentata dalle macchine meccaniche. Come la rivoluzione industriale ha ammazzato i lavori manuali ripetitivi, la rivoluzione dell’intelligenza artificiale eliminerà i lavori cognitivi ripetitivi ma non quelli originali. Perciò STEM dalla parte dei cognitivi e artigiani per i lavori manuali hanno il culo parato per i prossimi decenni.
Con la società umana che sembra quasi auto-equilibrarsi, prendendo esempio dalla natura che lo fa da milioni di anni. Nel senso che se sale l’automatizzazione e cala la domanda di lavoro, calano anche i bambini e quindi c’è comunque una sorta di compensazione. Con fenomeni macro anch’essi da non sottovalutare, come la diffusa ricchezza dell’Occidente e della relativa diffusione del lavoro part time, soprattutto tra le donne. E come l’invecchiamento della società e l’abbandono dei lavori più duri e meno remunerativi da parte degli occidentali che genera comunque l’immigrazione extra-comunitaria come fonte alternativa di risorse umane.
In sintonia con tale trend è anche Maximiliano Dvorkin, economista della Federal Reserve Bank of St. Louis, che nel suo blog avverte che a lungo termine il mercato del lavoro negli Stati Uniti sta subendo importanti cambiamenti. Nella fattispecie, registra: il declino delle occupazioni di media abilità (soprattutto nel manifatturiero e nella produzione); e la crescita delle professioni specializzate sia di alto che di basso livello, dai manager all’assistenza o alla cura degli altri. Con gli economisti che per questo fenomeno hanno coniato il termine di “polarizzazione del lavoro”, generato soprattutto da automazione e delocalizzazione, dal momento che entrambe queste forze riducono la domanda di occupazioni di media abilità, che, in effetti, possono essere automatizzate più semplicemente come pure eseguite in paesi stranieri dalla manodopera a costo più basso.
Per un quadro piuttosto chiaro. Le occupazioni non di routine, sia cognitive che manuali, sono in costante aumento da diversi decenni. Le occupazioni di routine soffrono invece di stagnazione e volatilità durante il normale ciclo economico, soprattutto per la ciclicità delle industrie in cui queste occupazioni sono largamente impiegate. E i relativi tassi di disoccupazione confermano tale trend. Di conseguenza, poiché i processi di automazione e delocalizzazione – a vario titolo – continueranno inevitabilmente, è quasi certo che la diminuzione dei lavori di routine negli Stati Uniti – e nell’Occidente in genere – continui. Comprendere tutto ciò è lo sforzo che dobbiamo fare per garantire un futuro ai nostri figli.
Sembra banale? Forse, ma non lo è. E se è vero che la maggior parte dei lavori è più complicata di quanto pensiamo, dovete non illudervi. Perché se pensate che il vostro lavoro non possa correre tali rischi, sappiate che anche gli operatori di ascensori avevano altri compiti oltre al suo funzionamento, come la sicurezza e fornire risposte e servizi a clienti e residenti. Però con la loro eliminazione (degli ascensoristi), le attività secondarie sono state affidate ad altre mansioni o, appunto, automatizzate.
Da un lato, l’educazione – essere istruiti – è sempre utile ma non è detto, come sappiamo bene in Italia, che ciò possa concretamente aiutare a trovare una occupazione. Perché il modo migliore per acquisire competenze è farlo sul posto di lavoro. Semplicemente perché specifico è meglio. Dall’altro lato, focalizzandoci sugli USA, ma da noi la situazione non è poi così diversa, le dieci occupazioni più diffuse sono: addetto alle vendite al dettaglio, cassiere, preparazione e servizio del cibo, impiegato d’ufficio, infermiera, servizi per la clientela, cameriere, operaio, assistente amministrativo e bidello. La maggior parte dei lavori sono nel settore dei servizi, che occupano l’80% dell’occupazione privata degli USA.
Di questi, tra cinque, dieci o vent’anni, quanti saranno minacciati dallo sviluppo tecnologico? Chi farà la fine dell’ascensorista? Attenzione, farci i conti è un nostro dovere!

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