I danni dell’assenza di cultura scientifica sono incalcolabili (Parte I)

La prima parte, della trilogia di articoli del mio follower Ciro Balestrieri
 
La demonizzazione del nucleare non ci permette di sfruttarne le potenzialità immense
La totale mancanza della scienza nella cultura di massa è uno dei maggiori drammi che possano esserci nella nostra società specialmente considerata l’accelerazione del progresso tecnologico negli ultimi anni in atto. Sono innumerevoli i danni causati in qualsiasi campo dall’incapacità di svolgere un’analisi critica derivante dall’approccio scientifico da parte della fetta più grande della popolazione, però non essendo quantificabile né in termini economici né in altri termini possibili tutto ciò viene sottovalutato, anzi forse viene del tutto ignorato. In questo articolo vengono presi in esame tre casi, uno riguardante il nucleare, diventato oramai la peste bubbonica dei nostri tempi dopo i casi di Chernobyl e Fukushima, il secondo riguardante gli organismi geneticamente modificati, meglio conosciuti come OGM, o forse sarebbe più corretto dire “sconosciuti” e l’ultimo inerente alle cellule staminali oggetto di moltissime attenzioni negli ultimi anni non grazie ai risultati ottenuti dai ricercatori (e ci mancherebbe altro) ma per il Wanna Marchi del settore, ossia Davide Vannoni laureato in Scienze della Comunicazione con il suo, e soltanto suo Metodo Stamina che agli occhi degli italiani era più autorevole di specialisti internazionali laureatisi in Biologia e materie affini; ma si sa, se si hanno le competenze umanistiche si possono ricavare dei risultati inimmaginabili per i beceri operai senza testa della scienza. Iniziando con il primo caso, quando si pronuncia la parola nucleare immediatamente si viene considerati degli appestati per via delle bombe atomiche e dei già citati Chernobyl e Fukushima. In sé il termine “nucleare” non si riferisce a queste applicazioni ma molto più semplicemente al nucleo dell’atomo. Infatti ci sono tecniche fondamentali utilizzate in svariati campi che sfruttano i diversi tipi di nuclei atomici nelle molecole per ricavare delle informazioni preziose. La più famosa è la risonanza magnetica usata in medicina, chiamata ultimamente imaging a risonanza magnetica. Moltissime persone si sottopongono alla risonanza magnetica ogni anno senza nessun rischio per la salute ed è stata utilizzata tantissimo per lo studio del cervello umano, però pochi sanno che il suo vero nome è risonanza magnetica nucleare. Come mai si è eliminata questa parola? Il motivo è ridicolo da una parte e davvero triste dall’altra ed è il seguente, le persone rifiutavano di farsi curare perché avevano paura di subire dei danni da radiazioni e quant’altro, perciò il nucleare sparì (solo nel nome) e le stesse persone erano ben liete di sottoporsi alla medesima tecnica, giusto per comprendere di cosa si intende con “mancanza di cultura scientifica”; le parole contano più dei fatti. È vero che le classiche centrali a fissione nucleare sono destinate a chiudere alla fine del secolo per via dell’esaurimento dell’Uranio e della difficoltà di rendere totalmente sicuri gli impianti. Si pensa già da molto tempo come scritto anche da Alberto qualche giorno fa di rimpiazzarle con centrali a fusione nucleare, potenzialmente produttrici di molta più energia e di nessuna scoria radioattiva. Anche se si parla di nucleare alcune persone (quelle poche che ne hanno sentito parlare) non sono molto contrarie a questa nuova forma di energia. Certamente vanno fatti dei grandi investimenti in una tale tecnologia visti i possibili benefici ma ancora non si conoscono le chance di successo, perché è davvero molto complesso sia dal punto di vista scientifico sia ingegneristico ottenere una centrale che produca più energia di quanta ne serva per il suo funzionamento, difatti già negli anni ’80 si diceva che tra trent’anni si sarebbe riusciti a controllare la fusione, tuttavia di anno in anno la data si sposta sempre in avanti. Ciò di cui è severamente vietato parlare è di nuovo di fissione nucleare, più specificatamente di fissione del Torio. Il Torio è un altro elemento della tavola periodica simile all’Uranio, ma a differenza di quest’ultimo presenta notevoli vantaggi, il primo dei quali è l’enorme energia prodotta rispetto all’Uranio. A parità di massa di materiale utilizzato l’energia prodotta è 200 volte maggiore dell’Uranio. Il secondo vantaggio riguarda le scorie radioattive generate, che in primo luogo sarebbero molte di meno visto la minor necessità di materiale fissile e poi hanno un tempo di dimezzamento assai inferiore che rende i rifiuti non più pericolosi dopo “soli” 500 anni, molti meno tempo rispetto alle migliaia di anni dell’Uranio. Il terzo vantaggio è la maggiore abbondanza del Torio che permetterebbe di soddisfare l’apporto energetico mondiale per migliaia di anni. Uno dei più grandi sostenitori del Torio è il premio Nobel Carlo Rubbia, sviluppatore anche dell’Accelerator-Driven System (o anche Rubbiatron), una tipologia di reattore nucleare ad amplificazione di energia in grado di sfruttare proprio il Torio con il vantaggio di rendere impossibile la fusione del nocciolo. Già tempo fa il Daily Telegraph aveva prestato attenzione su questa tecnologia mettendo in risalto come la Cina stesse finanziando un progetto sulla fissione del Torio vista la grande abbondanza di questo elemento nel paese del dragone, mentre più recentemente in Olanda dei ricercatori del Nuclear Research and Consulting Group stanno conducendo degli studi analoghi. Se non ci fosse stata la demonizzazione della fissione nucleare dettata dall’ignoranza e dalla mancata capacità di critica sia dell’informazione sia della grande maggioranza della popolazione oggi in tutto il mondo ci sarebbero molti più studi ed investimenti su una tale tecnologia molto più fattibile della fusione termonucleare.

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